Calcio
Quaini: «Il Catania corre e non s’accontenta. Nessuna esultanza, pensiamo a Caserta»
Il centrocampista: «La spinta di 20mila tifosi, ci ha resi più forti, gli applausi finali restano indelebili ma come dice l’allenatore per ora è inutile fare conti»
Il volto disincantato di Alessandro Quaini cozza con l'atteggiamento agonisticamente feroce che il centrocampista mette in mostra sul campo. Se il Catania, nelle ultime due gare, ha limitato idee e azioni di due uomini squadra come Capomaggio e Maita, battendo Salernitana e Benevento, una consistente fetta di merito è del pacchetto che agisce in mediana. Anche di Quaini che ieri ha parlato in esclusiva per il nostro giornale, per il sito lasicilia.it e per i social. L'allenamento del lunedì mattina è appena terminato. Quaini passeggia nervosamente nello stanzone delle interviste cercando di tenere a bada l'adrenalina del giorno precedente e quella della seduta di scarico.
Cosa le rimane in testa dopo il successo sul Benevento?
«Le sensazioni forti, la carica che un pubblico di 20mila persone può trasmetterti».
A livello tecnico e tattico?
«Le ultime due sono state vittorie importanti quanto le altre. Ci danno morale e la consapevolezza che stiamo lavorando bene. Ma non dobbiamo soffermarci sui singoli confronti, pensando piuttosto alla prossima sfida».
Ecco, che partita sarà quella di venerdì contro la Casertana?
«Difficile come tutte, ma dobbiamo farci trovare pronti e cercare di vincere ancora».
Insistiamo: il passo vittorioso che avete reso concreto contro Salernitana e Benevento rappresenta un momento importante del vostro campionato.
«Rispetto alla Salernitana, i sanniti avevano caratteristiche diverse, provavano a fraseggiare dietro la linea dei mediani. Ma, devo essere sincero, non ho notato grandi pericoli verso la nostra porta. Hanno avuto più possesso però non hanno trovato quello che volevano».
La prima pressione su Maita l'ha esercitata Forte cominciando a tamponarlo quando il “cervello” del Benevento s'è dovuto abbassare per costruire le azioni.
«Sono movimenti che proviamo spesso e che portano anche le punte a mettere in atto la fase di filtro. Lo si fa in base alla zona del campo occupata. Ci scambiamo gli uomini da controllare».
La difesa resta imbattuta in casa, è la meno perforata del girone, Dini non ha preso gol in 9 delle 11 partite fin qui disputate.
«Come ripete il nostro allenatore sono prove che cominciano all'inizio della settimana ed è merito di tutti se difendiamo in modo corretto. Il record della difesa? Non ci dobbiamo accontentare di questi numeri e mantenerli il più possibile».
Da quando lei è rientrato, scontate le quattro giornate di squalifica, il Catania non ha perso. Sono sette gare utili di fila.
«È una statistica che lascia il tempo che trova. Le faccio notare che le prime tre le avevamo vinte mentre ero in tribuna a soffrire e a scontare la squalifica. Siamo tutti forti e si vede dalla panchina che abbiamo e che ogni domenica viene utilizzata. Poi se giochi due minuti o novanta deve contare l'atteggiamento».
Ma, insistiamo una volata di più, è stato più difficile arginare Capomaggio o Maita? «Non facciamo le gare sui singoli, ma collettivamente sulle squadre avversarie».
I duelli in mezzo hanno inciso sulla prestazione.
«Con i centrocampisti siamo spessissimo a uomo. Tutti bravi a contenere chi cerca spazio a nostro discapito. Non facciamo, lo ripeto, valutazioni singole. E non è sempre un duello tra centrocampisti. Escono, come accennava prima, pure le punte sul portatore. Alla fine siamo soddisfatti per il lavoro che abbiamo portato avanti insieme».
In questa fase della stagione Cicerelli merita un applauso speciale per aver segnato le reti contro due avversarie da primato in momenti delicati delle partite che alla fine il Catania ha vinto.
«Emanuele? Lo conosco dal primo anno in cui ha messo piede a Catania. Apprezzo il valore del giocatore e quello di una persona che è sempre positiva, pronta ad aiutare il compagno. Cicerelli è fortissimo e le assicuro che nessuno gli chiede di fare 20 gol. Il suo compito, come ha ribadito lo stesso calciatore e come ha anche affermato l'allenatore, è quello di aiutare la squadra dentro e fuori il campo».
Da tre stagioni è sempre la stessa storia.
«Mi chiede ancora se preferisco giocare in difesa o a centrocampo?»
No, ma è un altro "must": lei comincia – nei pronostici di formazione base preparate in estate – sempre fuori dai possibili titolari. Poi accade l'esatto contrario. Arriva chiunque ad affollare il reparto mediano del Catania, ma Quaini un posto in squadra ce l'ha sempre.
«Le scelte sono dell’allenatore, accetto ogni decisione, Che stia fuori o meno non mi fa abbassare la guardia».
Anche questa è un'affermazione giusta ma tipica del suo personaggio schivo e allergico ai riflettori.
«Allora aggiungo che in questi due anni e mezzo al servizio del Catania ho accumulato esperienza utile. Mi sento un giocatore migliorato in generale perchè continuo a vivere un'esperienza totale. E gratificante».
Domenica il Catania per sei ore, dal gol di Cicerelli al fischio finale di Salernitana-Casertana, è rimasto in vetta alla classifica da solo. Poi i campani hanno vinto.
«Dobbiamo parlarne alla fine. I traguardi volanti sono buoni solo per le statistiche».
I tifosi, in quel pomeriggio, hanno sognato.
«I tifosi possono farlo, noi dobbiamo lavorare rimandando ogni pensiero alla fine della stagione».
Per il secondo anno ad allenarla è Toscano. Esigente, meticoloso, urlatore quando serve.
«Sono a centrocampo e se agisco lontano dalla panchina, la sua voce mi raggiunge. A parte tutto, il nostro rapporto è propositivo. L'atteggiamento è identico verso gli altri compagni, verso lo staff. Seguiamo quello che ci chiede e cerchiamo di metterlo in pratica».
Le prime undici giornate hanno confermato che nel girone meridionale la lotta per il primo posto sembra ormai un discorso a tre.
«No, no. Il campionato è lunghissimo, Può sempre esserci la sorpresa di turno come il Cerignola della stagione passata».
Chi nomina al fianco di Benevento, Salernitana, Catania?
«Il Cosenza, il Crotone e il Casarano stanno facendo bene e possono inserirsi nella lotta. Al di là delle mie idee, resta riduttivo limitare il discorso di vertice a tre squadre soltanto».
Le fischiano le orecchie ancora dopo il sostegno e le ovazioni finali del pubblico di domenica?
«I tifosi ci spingono in modo incredibile, dobbiamo sfruttare questo privilegio che in C nessuno può portare in dote durante le gare. Noi siamo trascinati e incoraggiati dalla città intera. Bisogna proseguire a beneficiare di questa componente. Le vittorie si ottengono insieme, quando siamo in difficoltà questo sostegno diventa più che importante».