PARADOSSI
Regione, Cateno De Luca riaccende i motori e lancia il “Governo di Liberazione”
A Palazzo dei Normanni la manovra corre tra centinaia di emendamenti; a Caltagirone, a metà gennaio, l’esordio del progetto politico del leader di ScN
Mentre all'Ars ricomincia ed entra nel vivo il dibattito sulla Finanziaria regionale che deve fare i conti con una valanga di correttivi. a Palermo il leader di Sud Chiama Nord, Cateno De Luca, non parla di contabilità ma di “liberazione”: una conferenza stampa domani e un evento il 18 gennaio a Caltagirone per lanciare il suo “Governo di Liberazione”. Il paradosso è tutto qui: tra numeri, scadenze e una politica che scalda i motori della pre-campagna elettorale, il dibattito sulla legge più importante dell’anno finisce stretto tra la strategia parlamentare e il prossimo appuntamento con gli elettori.
La manovra tra emendamenti e calendario serrato
Sono “circa 800” gli emendamenti depositati alla Finanziaria del governo Schifani, con “una cinquantina” di modifiche al disegno di legge di bilancio: la conferenza dei capigruppo definisce la road map dell’Aula, discussione generale fissata a stretto giro. È il primo dato politico di questa sessione, che conferma un clima rovente tra maggioranza e opposizione.
Nel frattempo, gli emendamenti al ddl di Stabilità arrivano a “circa 900”, abbastanza da costringere la Presidenza dell’ARS a rinviare l’avvio dell’esame per smaltire la mole di proposte. Un segnale di congestione procedurale che fotografa la settimana calda della manovra.
Il cantiere resta comunque in movimento: dopo le variazioni già approvate e gli assestamenti di bilancio, la sessione si annuncia fitta, con l’Aula impegnata anche su una manovra da circa 500 milioni e su un bilancio-previsione connesse poste di 650 milioni. Numeri che ribadiscono la centralità della sessione di fine anno.
In questo contesto, le opposizioni hanno più volte denunciato “tempi e modalità” dell’iter: PD e M5S hanno abbandonato i lavori in commissione Bilancio prima dell’approdo in Aula, segnalando una frattura politica che investe metodo e merito.
De Luca alza il volume
Il leader di Sud Chiama Nord, Cateno De Luca, usa parole nette: “La terza legge di stabilità del governo Schifani parte male: in commissione Bilancio sono arrivati emendamenti senza il tempo necessario per un adeguato approfondimento”. Nella sua ricostruzione, la scelta del movimento è stata restare al tavolo “per migliorare le norme”, pur dall’opposizione, ottenendo “alcune misure essenziali” per territori e sistema regionale. Il registro è polemico ma operativo, e inaugura una doppia traiettoria: battaglia d’Aula sulla Finanziaria e lancio del progetto politico.
Il calendario dell’operazione è già scritto: conferenza stampa di presentazione domani 16 dicembre all’ARS con Ti Amo Sicilia, e primo bagno di folla a Caltagirone il 18 gennaio per il debutto del “Governo di Liberazione”. È qui che la vicenda economico-finanziaria incrocia, senza più veli, la pre-campagna elettorale: in Sicilia si voterà nel 2027, e il 2026 si candida a essere l’anno-chiave della costruzione del consenso.
Le “100 proposte”: la contro-manovra ScN da 1,5 miliardi
Non c’è solo la critica. Sud Chiama Nord ha messo sul tavolo un pacchetto di 100 proposte per la Finanziaria 2026, dal valore complessivo di circa 1,5 miliardi di euro, consegnato – secondo il movimento – al presidente Renato Schifani il 29 ottobre. Tra le linee: sostegno agli enti locali, stabilizzazione del personale precario, promozione di investimenti produttivi, servizi ai cittadini, mobilità sostenibile, tutela ambientale e un robusto capitolo sulla sussidiarietà. Una piattaforma che intende spostare risorse “dal palazzo ai territori”, nel segno delle amministrazioni comunali.
Sul piano comunicativo, De Luca richiama numeri e priorità: la denuncia di una “Sicilia paralizzata” e la richiesta di riforme strutturali, accompagnate da un invito a cambiare modello di governo coinvolgendo i Comuni in modo stabile. Tra i dati citati nel corso del dibattito, un quadro severo delle finanze locali, con decine di enti in dissesto o riequilibrio: una fotografia che il leader di ScN propone come prova generale della crisi di sistema.