lo scenario
Regione, le opposizioni del "campo largo" pensano a chi schierare: ecco i nomi in campo
La Vardera si autocandida e spinge per le primarie, ma da altre zone della coalizione emerge un invito alla moderazione e alla calma
«Bisogna fare presto, prestissimo», dice Ismaele La Vardera. «Sediamoci attorno a un tavolo, troviamo una sintesi», rispondono gli altri. Da poche ore, i rappresentanti del fronte progressista hanno firmato, a favore di telecamera, la mozione di sfiducia a Renato Schifani. Su quella, sono tutti d'accordo, con diverse gradazioni di trasporto. Oltre alla mozione, però, i distinguo e le differenze emergono in modo chiaro. Soprattutto se si inizia a buttare un occhio più in là verso le elezioni regionali. E soprattutto sul percorso verso Palazzo d'Orleans.
Se, come detto, un potenziale candidato come La Vardera si autocandida e spinge per le primarie, dalle altre zone della coalizione emerge un invito alla moderazione e alla calma. Forse, brucia ancora l'ultima disastrosa «selezione» del 2022. Forse bruciano ancora le polemiche interne al Pd. Forse si considerano strumenti del passato grillino, cose come le «parlamentarie».
Come scegliere il candidato, quindi? «Noi avevamo chiesto le primarie per l'elezione del segretario regionale, così come era avvenuto per la segretaria Schlein – dice il capogruppo del Pd all'Ars, Michele Catanzaro – ma quella era una vicenda interna al partito. Qui abbiamo costruito un'alleanza che deve arrivare ad essere una coalizione, la scelta del metodo per individuare il candidato arriverà al termine di un confronto e di una attenta valutazione della situazione attuale». E nel riferimento di Catanzaro, fanno capolino le liti che hanno accompagnato la riconferma di Anthony Barbagallo alla guida dei Dem siciliani. «Il Pd – puntualizza Sergio Lima, componente della segreteria regionale e della direzione nazionale - ha le sue regole e come sempre detto il nome del candidato o della candidata lo sceglieremo insieme. Ma è importante che questo processo, non solo di individuazione delle candidature, coinvolga tutte le forze della coalizione e soprattutto della società siciliana nel suo complesso».
Ma quando si parla di primarie, il pensiero inevitabilmente finisce al disastro delle ultime regionali. In sintesi: il centrosinistra porta in giro per la Sicilia tre aspiranti candidati (Caterina Chinnici, Claudio Fava e Barbara Floridia), per arrivare alle elezioni completamente spaccato, e con uno dei candidati (quello più votato) che in breve tempo passerà pure a Forza Italia, diventando un'europarlamentare (Chinnici, appunto).
«Non possiamo più aspettare – insiste La Vardera - di assistere ad altri scandali e ad altre inchieste. La Sicilia deve avere un candidato alternativo a questo schifo che sia già in campagna elettorale e che racconti cosa voglia fare per questa terra. Non possiamo essere attendisti». E torna il tema del metodo. «Non possiamo tirare a sorte o usare i dadi. Io rivendico – aggiunge La Vardera - il fatto di avere fatto un'opposizione intransigente, di avere un profilo credibile. Se ci sono altri si facciano avanti e chiamiamo a raccolta i siciliani per bene. Ci dicano loro cosa dobbiamo fare». Primarie, appunto, comunque le si voglia chiamare.
«Dobbiamo capire come vincere – commenta invece il coordinatore M5S Nuccio Di Paola – perché parlare solo di chi candidare e come farlo, finisce solo per farci arrivare secondi. Io in prima persona mi impegnerò ad accelerare, un metodo va trovato, certo. Come si sta facendo in altre Regioni, del resto». Dove il centrosinistra non fa primarie, appunto. «Inutile nasconderci, spesso sono state divisive». E quindi, la strada è un'altra: «Il metodo – spiega Di Paola - deve essere politico. Se non riusciamo nemmeno a trovare la sintesi sulla scelta del candidato, figuriamoci se riusciremo a fare riforme insieme. Il candidato non può che essere quello che aggrega di più, dà più garanzie alla coalizione e più garanzie ai cittadini. E sulla base di questo si fa sintesi».
E così si potrebbe arrivare al nome, appunto. Quelli che circolano, al momento, sono poco più che suggestioni: lo stesso Di Paola e Giuseppe Antoci per il M5S, ma anche il segretario regionale della Cgil Alfio Mannino. Suggestioni, appunto. Presto, però, gli aspiranti potrebbero crescere. «Ma a nessuno – chiude Di Paola - il medico ha prescritto di candidarsi». Quindi calma, c'è tempo. «No, il momento giusto è questo», ribadisce lo scalpitante La Vardera. Il momento giusto per guardare oltre la mozione di sfiducia.