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la svolta

Linea dura: Cuffaro fuori dal governo ma Palazzo d’Orléans resta assediato

Schifani revoca le deleghe agli assessori Albano e Messina e tiene l’interim

Accursio Sabella

11 Novembre 2025, 06:00

Linea dura: Cuffaro fuori dal governo ma Palazzo d’Orléans resta assediato

Mai come oggi i due palazzi del potere siciliano saranno “collegati”. Negli stessi minuti in cui l'opposizione scenderà in piazza Indipendenza per chiedere le dimissioni del governatore Renato Schifani, a Sala d'Ercole il presidente della commissione regionale Antimafia Antonello Cracolici leggerà la relazione annuale: si parlerà non solo di Cosa nostra, ma anche della corruzione in Sicilia. Il tema più caldo del momento.

Intanto, però, alcune decisioni fondamentali sono state assunte dall'altra parte della piazza. Schifani ha messo alla porta i due assessori della Democrazia cristiana: Nuccia Albano, titolare della Famiglia, e Andrea Messina delle Autonomie locali. Con la revoca, sono stati azzerati anche gli staff: Schifani, assunto l'interim di entrambi gli assessorati, ha subito inviato un nuovo capo di gabinetto all'assessorato della Famiglia: si tratta di Patrizia Valenti.

Insomma, il repulisti alla fine è arrivato. Una scelta doverosa sul piano morale, ha spiegato il governatore, necessaria per preservare il decoro dell'istituzione. Una scelta per la «tutela della legalità e della trasparenza del governo», ha poi ribadito Schifani in un video pubblicato sui social. Ma la mossa, sebbene richiesta da tanti, potrebbe scontentare molti. Tutto dipenderà da quale nuovo equilibrio verrà fuori dal terremoto politico-giudiziario innescato dall'inchiesta della Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. Di sicuro, è degno di nota il tempismo: la revoca delle deleghe ai due assessori Dc arriva alla vigilia del primo appuntamento con gli interrogatori degli indagati. Da oggi inizieranno a sfilare in Procura imprenditori e burocrati, fino alla giornata più attesa, non solo dal punto di vista giudiziario, di venerdì 14, quando saranno sentiti dai magistrati il leader dimissionario della Dc, Totò Cuffaro e il coordinatore di Noi Moderati, Saverio Romano.

La nuova mossa di Palazzo d'Orleans che segue la sospensione dei dirigenti coinvolti nell'inchiesta, inevitabilmente produrrà effetti anche dentro le sale dell'altro palazzo. Non è un caso che lo stesso governatore abbia voluto ringraziare, nella sua nota post-giunta di ieri, «i parlamentari della Nuova Democrazia Cristiana per la loro consolidata lealtà politica e parlamentare ed auspico che essi continuino a sostenere – ha detto Schifani - i provvedimenti dell'esecutivo regionale...». Un richiamo alla responsabilità e, pare, la speranza che la decisione di “decuffarizzare” la giunta non produca ritorsioni all’Ars dove, tra le altre cose, è iniziato l'iter della finanziaria regionale.

Ma dal gruppo Dc all’Ars è arrivata una risposta non del tutto rassicurante. I deputati, si sono detti sempre leali, così come gli assessori, esprimono infatti «grande rammarico» e, pur assicurando che non faranno mancare il sostegno al governo, parlano apertamente di «incoerenza» di Schifani. Così, la “defenestrazione” degli assessori Dc è considerata «immeritata».

E se la reazione dei democristiani sarà tutto fuorché rassicurante e andrà verificata ai primi appuntamenti d'Aula, qualche dubbio sulle scelte del presidente è arrivato da chi, da qualche mese, ha deciso di sposare il progetto di governo di Schifani, dopo averlo sfidato alle elezioni. Per Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord, «non basta questa decisione» e domani «diremo chiaramente cosa serve davvero». Una posizione che apre scenari ancora più incerti a Sala d'Ercole.

Nel frattempo, chiarissime sono le richieste dell'opposizione, che si è data appuntamento oggi di fronte a Palazzo d'Orleans: «Non può bastare un'operazione di maquillage – si legge in una nota congiunta di Pd, M5S Avs e Controcorrente - se il sistema di potere resta identico. Rimuovere dirigenti e assessori... è l’ennesimo tentativo di Schifani di non assumersi mai fino in fondo le proprie responsabilità». I partiti di opposizione puntano il dito contro la «vergognosa spartizione dei manager della sanità» e verso gli assessorati «trasformati in centrali per favoritismi indecenti». Per questo deve andare a casa e liberare la Sicilia dalla cappa di inchieste, scandali e ruberie. Anche Italia Viva che domani sarà in piazza chiede le dimissioni di Schifani.