Bufera sulle parole di Albanese: «L'attacco a La Stampa? Condanno ma sia un monito»
La relatrice speciale delle Nazioni Unite, intervenuta all’Università Roma Tre dal palco dell’evento «Rebuild Justice», indignazione bi partisan
È bufera per le dichiarazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite, intervenuta all’Università Roma Tre dal palco dell’evento «Rebuild Justice». La giurista ha condannato con fermezza l’assalto di un centinaio di manifestanti alla redazione de La Stampa a Torino, sottolineando la necessità di fare giustizia. «Ma – ha aggiunto – al tempo stesso questo sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro, per riportare i fatti al centro del loro lavoro e, se riuscissero a permetterselo, anche un minimo di analisi e contestualizzazione».
Albanese è arrivata nell’aula magna di Giurisprudenza, in via Ostiense, poco prima dell’inizio del corteo romano, in cui ha sfilato in testa insieme a Greta Thunberg. Ha ricordato di incoraggiare «da anni» l’azione non violenta, ma ha espresso perplessità sul fatto che le manifestazioni pro-Palestina abbiano ricevuto minore copertura mediatica rispetto all’irruzione nella sede del quotidiano torinese, dove, al grido «Giornalista terrorista, sei il primo della lista», in un giorno di sciopero con redazioni quasi deserte, sono stati danneggiati alcuni ambienti. Immediata la reazione del mondo politico, da Fratelli d’Italia al Partito democratico.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, pur senza citare la relatrice Onu, ha parlato di fatto «molto grave» che, di fronte a un episodio di violenza contro una redazione, «qualcuno arrivi a suggerire che la responsabilità sia – anche solo in parte – della stampa stessa». E ha ribadito: «La violenza non si giustifica». Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, le parole di Albanese sono «sconcertanti»: «Inconcepibile paventare che chi subisce un qualsiasi episodio violento se lo sia in qualche modo meritato». Paolo Trancassini, deputato di FdI, ha definito «un capovolgimento della realtà» trasformare un’aggressione a un giornale in un’occasione per impartire «moniti» alla stampa. Dalla Lega sono arrivate accuse di dichiarazioni «inquietanti».
La deputata Simona Loizzo si è chiesta: «Qual è il significato? Che i giornalisti devono stare attenti a non criticare i pro Pal sennò poi subiscono le conseguenze?». Sulla stessa linea la vicesegretaria del Carroccio, Silvia Sardone: «Definire quanto accaduto un “monito per i giornalisti” appare come una minaccia implicita». Netto anche il senatore del Pd, Filippo Sensi: «Mi fanno orrore le parole di Albanese».
Per il leader di Azione, Carlo Calenda, la relatrice Onu «è un’altra di quelle figure, come Ilaria Salis, di cui la sinistra si dovrà a un certo punto vergognare». Il vicepresidente di Italia Viva, Davide Faraone, ha individuato il nodo in quel «ma» dopo la condanna della violenza e nell’aver parlato di «monito»: «Come dire: colpirne uno per educarne cento, la pedagogia da caserma travestita da analisi politica. Un modo inquietante di normalizzare la violenza». Dal canto suo, Francesca Albanese è tornata a ribadire la propria condanna del blitz e di ogni forma di violenza dal palco della manifestazione che ha attraversato Roma: «Pare che stiano provando ad affossarmi. Non c’è stato nessuno scivolone». E ha rivolto un «vergognatevi» ai suoi accusatori.