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Medio Oriente

Il rilascio degli ostaggi, forse domenica notte, poi la visita di Trump: le ore di attesa a Gaza e in Israele

Anche oggi proteste delle famiglie degli israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023: fischiato Benjamin Netanyahu. Disordini in Norvegia per la partita di qualificazione ai mondiali

Redazione La Sicilia

11 Ottobre 2025, 19:54

22:51

Il rilascio degli ostaggi, forse domenica notte, poi la visita di Trump: le ore di attesa a Gaza e in Israele

Jared Kushner e Ivanka Trump a Tel Aviv

La prima fase dell’accordo su Gaza procede senza intoppi ed anzi potrebbe esserci un’accelerazione. Dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco e il parziale ritiro dell’Idf, gli israeliani hanno iniziato a spostare i detenuti palestinesi con lunghe condanne da scambiare con i 48 ostaggi, che dovrebbero essere rilasciati da Hamas tra domenica notte e lunedì mattina. In tempo per l’arrivo in Israele di Donald Trump e per la firma ufficiale dell’intesa, in Egitto. Nel frattempo sono arrivati in Israele i 200 militari Usa che dovranno monitorare la tregua, anche se non verranno schierati nella Striscia, ha chiarito il capo di Centcom. E per gli sfollati che rientrano tra le rovine dell’enclave, 500mila finora, l’Onu ha ricevuto l’autorizzazione a riprendere l’invio di aiuti e i primi camion sono entrati. Uno stop è arrivato invece da Hamas sulla seconda fase del piano. La fazione afferma che un suo disarmo «è fuori discussione».

Detenuti radunati in due prigioni

Le autorità israeliane, a tregua in vigore, hanno radunato in due prigioni i circa 250 «detenuti per la sicurezza», inclusi cioè gli ergastolani, che saranno parte dello scambio. Un gruppo, trasferito nel penitenziario di Ketziot, sarà rilasciato a Gaza attraverso Rafah. Un altro, che andrà in Cisgiordania, si trova nella struttura di Ofer. Nel frattempo anche Hamas sta radunando gli ostaggi, ha fatto sapere Trump. Secondo una fonte della Cnn, i rapiti israeliani (di cui una ventina ritenuti ancora vivi) dovrebbero essere consegnati in diverse località con una tempistica non ancora definita. Il termine di 72 ore fissato nell’accordo è lunedì a mezzogiorno ma lo scambio potrebbe avvenire diverse ore prima.

A Gaza continua il ritorno dei palestinesi

Nel frattempo a Gaza prosegue il flusso di ritorno dei palestinesi fuggiti dai combattimenti, che rientrano a Gaza City e Khan Younis per verificare le condizioni delle loro case, per lo più distrutte, mentre prosegue la ricerca di corpi tra le macerie. Secondo la protezione civile gestita da Hamas 150 cadaveri sono stati recuperati nelle ultime ore e mancano all’appello altre 9.500 persone. Il segnale positivo è che l’Onu potrà riprendere a consegnare gli aiuti umanitari: 170.000 tonnellate che sono già state posizionate in Giordania ed Egitto.

Le ore di attesa in Israele, le armi di Hamas

Nello Stato ebraico c’è un’atmosfera di attesa e sospensione, complice anche lo shabbat, in vista del ritorno a casa dei rapiti. A Gerusalemme tante famiglie sono accampate davanti alla Knesset e alla residenza di Benjamin Netanyahu. Nella piazza degli ostaggi a Tel Aviv anche l’inviato Usa Steve Witkoff e Jared Kushner. In piazza, durante il suo discorso, fischi contro Benjamin Netanyahu.

Witkoff in giornata ha visitato una base israeliana a Gaza con Kushner e il capo di Centcom Brad Cooper per fare il punto sulla task force multinazionale che dovrà monitorare la tregua. L'esercito statunitense avrà il coordinamento della missione a cui parteciperanno probabilmente truppe provenienti da Egitto, Qatar, Turchia ed Emirati Arabi. Ma «questo grande lavoro verrà svolto senza boots on the ground americani», ha chiarito l'ammiraglio Cooper.
Una volta concluso lo scambio dei prigionieri, si potrà passare alla seconda fase dell’accordo di pace, che tuttavia sarà molto più complicata da attuare. Lo ha fatto intendere Hamas a proposito di uno dei punti più controversi del piano, ossia il suo disarmo. «È fuori questione, non è negoziabile», ha fatto sapere una fonte anonima del movimento, mentre un suo responsabile, Basem Naim, ha dichiarato in un’intervista che non ci sarà un disarmo completo, ma si punterà a integrare le milizie all’interno di una struttura militare palestinese.

Anche estromettere Hamas dalla Striscia sarà difficile. Secondo quanto emerso da fonti locali, la fazione ha già richiamato settemila membri delle sue forze di sicurezza per riaffermare il controllo sulle aree di Gaza abbandonate dalle truppe israeliane, nominando cinque nuovi governatori. Alcuni dei quali comandavano le brigate del braccio armato.

Gi scontri a Oslo

Disordini prima di Norvegia-Israele a Oslo

Intanto la questione palestinese tiene banco anche all'estero: gli agenti di polizia lanciano gas lacrimogeni contro i manifestanti fuori dallo stadio Ullevaal prima della partita di qualificazione alla Coppa del Mondo tra Norvegia e Israele, a Oslo. I manifestanti si sono radunati in segno di solidarietà e sostegno per i palestinesi nella Striscia di Gaza. Nel corso della partita - dominata 5 a 0 dalla squadra di Haaland, nonostante due rigori sbagliati - si sono registrati fischi durante l'inno nazionale israeliani e sono stati esposti striscioni per la Palestina.