Le indagini
Si aggrava la posizione per un amico di Maranzano
Il sospetto è che l'indagato, oltre ad aver fornito false informazioni agli inquirenti, abbia anche aiutato il presunto killer a fuggire

Gaetano Maranzano
Il cerchio si stringe sempre più sui complici di Gaetano Maranzano, il ragazzo di 28 anni in carcere e reo confesso per l’omicidio di Paolo Taormina. Gli accertamenti dei carabinieri della compagnia di piazza Verdi, del capo della Dda Maurizio de Lucia e i pm Maurizio Bonaccorso e Ornella Di Rienzo hanno permesso di risalire a quattro ragazzi dello Zen, amici di Maranzano e ora tutti indagati per false informazioni al pubblico ministero, ma è in particolare la posizione di uno di loro che si starebbe facendo particolarmente delicata.
Durante l’ondata di perquisizioni nel loro quartiere e in quello di Maranzano, infatti, è stata trovata in una casa anche una delle collane che il presunto killer indossava la sera dell’omicidio e che è stata ripresa dalle telecamere della videosorveglianza.
Il sospetto, anche se è più di quello ormai, è che l’indagato in questione non solo avrebbe fornito false informazioni, ma avrebbe aiutato materialmente nella fuga Maranzano. L’accusa per lui, quindi, potrebbe presto cambiare. L’arrestato non ha mai fatto nomi, nel corso dell’interrogatorio, non risponde alle domande dei giudici su chi gli chiedeva nomi. Lo stesso hanno fatto gli indagati, che si sono coperti tra di loro e che hanno anche negato di aver partecipato alla rissa che avrebbe portato Paolo Taormina a uscire dal locale e poi essere colpito a morte, con un proiettile alla testa che non gli ha lasciato scampo.
Un altro scenario si sta aprendo, ovvero che quella rissa potesse essere una sorta di diversivo, una finta, provocato proprio per far uscire Taormina dal locale. Anche su questo stanno indagando gli inquirenti. Un’ipotesi difficile da dimostrare, data anche la qualità delle immagini della videosorveglianza, ma che potrebbe anche tutto.