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il racconto

Meloni e Trump, crociata nel nome di Cristoforo Colombo: «La cultura woke non ci dividerà»

Video della premier al gala Niaf: «Il Columbus Day resta». Il tycoon ringrazia con un post. Mattarella: «Gli italoamericani fanno grandi gli Usa». Elkann rilancia gli investimenti in America. Del Piero emozionato, Bocelli incanta

Mario Barresi

20 Ottobre 2025, 00:33

05:00

Meloni e Trump, crociata nel nome di Cristoforo Colombo: «La cultura woke non ci dividerà»

L'intervento di Giorgia Meloni al Niaf

Metti una sera a cena. A Washington DC, al gala per i cinquant’anni della National Italian American Foundation. Senza i due ospiti d’onore annunciati - Donald Trump e Giorgia Meloni - che però, al netto della delusione degli oltre 2.000 ospiti (profumatamente paganti) che agognavano di vederli un po’ più da vicino, magari per un selfie e una stretta di mano, restano comunque i protagonisti assoluti della serata. Assenti. Ma immanenti.

«Ci sono forze che cercano di dividere gli Stati Uniti e l’Italia, di ridefinire la nostra storia e di distruggere le nostre tradizioni condivise», tuona la premier in un video proiettato sul maxi schermo dell’Hilton, l’albergone davanti al quale Ronald Reagan fu ferito nel 1981 (il tempo, fuori e dentro, qui sembra essersi fermato a quell’epoca). Meloni, in un fluent english, si scusa («Non ci sarebbe stato nessun altro posto in cui sarei voluta essere stasera, ma ci sono troppe cose da fare qui per il Paese che tutti amiamo») e poi affonda contro la «cultura woke», accusata di «cancellare la storia fondamentale degli italo-americani e di negare il loro posto speciale in questa nazione». La premier si riferisce al Columbus Day, negli ultimi anni considerato una festa irrispettosa nei confronti dei nativi americani. «Il Columbus Day è qui per restare», sbotta Meloni ringraziando Trump per aver ripristinato qualche giorno fa il giorno dedicato a Cristoforo Colombo. E il tycoon ricambia poco dopo l’omaggio della sua «bellissima» alleata di ferro postando un video di lei (mentre parla in spagnolo, ma va bene lo stesso) sul suo social Truth e rilanciando un tweet in cui la premier viene lodata perché «sfida l’Ue e cerca di ottenere un accordo commerciale diretto con Trump. Ben fatto Meloni. È una mossa brillante».

Succede tutto questo, dopo che si spengono i riflettori sull’evento della Niaf. Durante il quale arriva anche un messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, letto in sala dall’ambasciatore italiano a Washington, Marco Peronaci: «I cittadini americani di origine italiane contribuiscono a fare grande gli Stati Uniti con ingegno, umanità e laboriosità». Non c’è Meloni di pirsona pirsonalmente, ma in compenso c’è la sorella Arianna, coccolatissima dalle autorità americane, alla guida di una delegazione di parlamentari nazionali ed europei, tutti di FdI. A rappresentare il governo sbarcano i ministri Daniela Santanchè (Turismo) Luca Ciriani (Rapporti con il parlamento), mentre da giorni è già qui il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè. Ci sono i governatori del Lazio (regione ospite d’onore del gala Niaf), Francesco Rocca, e del Friuli, Massimiliano Fedriga.

Dal podio, dopo i due inni nazionali, parlano un po’ tutti, compreso un emozionato Alessandro Del Piero. Ma la sala, mentre i camerieri servono un arrosto di maiale, riserva l’ascolto più attento e silenzioso a John Elkann, premiato assieme ad Antonio Donnaruma, ad del gruppo Fs. L’ ultimo erede degli Agnelli parla più da americano che da italiano: «Ho una relazione di amore, con gli Stati Uniti che è il Paese in cui sono nato e una relazione di amore con l’Italia, un Paese in cui ho le mie origini». Il presidente di Stellantis e Ferrari, con i cronisti parla anche di dazi e di investimenti, «i più importanti della nostra storia», negli Stati Uniti. «Qui le opportunità sono grandi. Se uno è forte in America, è forte nel mondo ed è forte in Italia», lo spot pro Usa.

Fra i siciliani illustri sul palco anche l’ex ministro Angelino Alfano. In sala è tutto un frenetico scambio di biglietti da visita, qui si viene soprattutto per fare networking. E non certo per gustare una cena italiana da gourmet. «I maccheroni erano immangiabili: molto meglio la pasta che serviamo ai passeggeri sui nostri voli», ironizza (ma fino a un certo punto) Joerg Eberhart, ad di Ita Airways, al tavolo assieme al presidente della compagnia, il siciliano Sandro Pappalardo. Più che il palato, alla fine gode lo spirito. Con Andrea Bocelli, fresco di mini-concerto alla Casa Bianca, e i classici della tradizione lirica italiana. Tutti commossi quando canta Con te partirò, che è un po’ l’inno di questo immenso ponte invisibile fra Italia e America.