il libro
«Ponte sullo Stretto? Camilleri era a favore, per superare le insularità dei siciliani». Il dialogo di Savatteri con l'autore di Montalbano
Esce il volume "Il gatto che prende il treno", dialoghi realmente accaduti tra i due scrittori. Tra ferrovie e treni, un passaggio è dedicato anche alla discussa opera
Andrea Camilleri, scrittore
Metti Gaetano Savatteri e Andrea Camilleri nella stessa stanza, poi chiedi loro di parlare di stazioni dei treni. Non è qualche strano esperimento: è una conversazione veramente accaduta tra i due scrittori siciliani, e che oggi trova un suo spazio letterario ne 'Il gatto che prende il treno' (Bibliotheka, pp. 74, 14 euro), un libro che Savatteri porta anche a Più Libri Più Liberi.
E l'occasione è ghiotta per non chiacchierare di trasporti sull'isola con il padre della serie Màkari. "Camilleri con la sua capacità affabulatoria e l'esperienza da viaggiatore ha tirato fuori storie, episodi, impressioni, sensazioni - racconta Savatteri all'ANSA - è il suo segreto, avere la capacità di far diventare i fatti della vita racconti di fascino, magia, immaginazione".
Così pure un gatto che ogni mattina sale su un treno (e poi torna indietro la sera) diventa un personaggio incredibile che strappa un sorriso al lettore. Il segreto del fascino letterario delle ferrovie dell'isola è che stai già dentro una realtà piena di suggestioni, perché la Sicilia è così - afferma Savatteri -. Già solo i nomi delle stazioni sono bellissimi. Quindi attraversare un'isola piena di suggestioni crea ulteriori suggestioni.
La Sicilia di cui parlano Savatteri e Camilleri, però, è un posto che oggi non c'è più. Nel corso degli anni sono stati cancellati interi pezzi di ferrovia. "E da anni ci sono lavori su alcune tratte - prosegue -. Molti treni sono stati rimossi, le stazioni chiuse. Eppure, il treno è stato per lungo tempo il mezzo per uscire dalla Sicilia e spostarsi al suo interno. Oggi ci stai due ore per fare 120 chilometri, ed è uno scandalo che la Sicilia ferroviaria sia stata lasciata così. Siamo con una linea disegnata nel 1870 che è rimasta la stessa, a binario unico per gran parte dell'isola. Certo, in alcuni casi c'è il recupero delle ferrovie storiche, che attraversano posti meravigliosi e vivono dal punto di vista turistico".
C'è chi sostiene che col Ponte sullo Stretto la situazione migliorerà, arriveranno fondi per migliorare le infrastrutture. A questo Savatteri risponde che "Camilleri era a favore" dell'opera, "perché era un modo per vincere le insularità dei siciliani. Quella che per lui era una particolarità rischiava di essere una prigione, un tutelarsi dentro l'isola senza vedere bene cosa c'è fuori". Ma è una cosa così negativa? "Camilleri diceva così".
Ed eravate d'accordo? "Noi siamo andati via dalla Sicilia presto, la Sicilia ce la portiamo dietro. I nostri ponti li abbiamo già costruiti andando via, tornandoci, andando, tornandoci di nuovo, mille volte. Ogni volta abbiamo costruito un ponte fatto di navi, treni, aerei, automobili". Poi "c'è l'altra cosa, ovvero l'opinione sull'ingegneristica sul ponte. Ma su questo né io né lui abbiamo le competenze per giudicare. Io non sono contro il ponte, non lo temo, ma temo che comincino a costruirlo e non lo finiscano mai, come tante cose italiane e siciliane. Sarebbe uno smacco".
Detto ciò, "se in Sicilia i treni camminano ancora a 60 chilometri orari, non credo che il ponte possa essere la scusa per dire che quando ci sarà poi andremo tutti velocissimi. Se no entriamo dentro il pregiudizio sui siciliani, che non vogliono andare veloci perché gli piace essere lenti, 'slow'. Ma non credo gli piaccia: hanno questi pochi mezzi, e questi usano. Forse lo Stato italiano, la Regione non hanno fatto abbastanza in 40, 50 anni per potenziare la rete. Però probabilmente quando ci sarà il ponte, come per magia tutto comincerà a funzionare benissimo".
Di luoghi comuni sui siciliani ce ne sono ancora tanti. "Quelli di 50 anni fa non sono quelli di oggi - sostiene lo scrittore -. Una volta c'era compare Turiddu, adesso ci sono altre cose, la retorica del mangiare bene, dei rapporti umani. È una regione piena di pregiudizi, sia positivi che negativi. Ognuno ha in testa la sua Sicilia a seconda della persona e del momento. In questa moltiplicazione all'infinito - la Sicilia del mare, quella del freddo, del caldo, della mafia, dell'antimafia, dei coraggiosi, dei vili… - forse la Sicilia non esiste".