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L’intervista

“La lezione” di Ionesco debutta allo Stabile. «Evoca totalitarismo politico e femminicidi di oggi»

L'opera teatrale stasera a Catania per la regia di Antonio Calenda: «La perdita dei riferimenti morali del nostro tempo è già nelle opere dei maestri dell’Assurdo»

Redazione Catania

02 Dicembre 2025, 08:00

“La lezione” di Ionesco debutta allo Stabile. «Evoca totalitarismo politico e femminicidi di oggi»

Un “dramma comico”. Così Eugene Ionesco definiva “La lezione”, rappresentata per la prima volta nel 1951 al Théâtre de Poche di Parigi e presto diventata un vertice di quel “teatro dell’assurdo” che sollecita la risata mentre allude all’angoscia del vivere in un mondo destabilizzato dai crimini della guerra. Dietro il nonsense della parola sghemba, del paradosso e dei cortocircuiti della fantasia, nell’opera di Ionesco – come in quella di Beckett e di Pinter – si leggono in filigrana la perdita di senso e il tema dell’incomunicabilità.

Ecco perché l’inesauribile patrimonio di quella stagione offre spunti sulla deriva del nostro tempo. A sostenerlo è Antonio Calenda, maestro della regia da oltre mezzo secolo, colto e raffinatissimo studioso del teatro classico e animatore infaticabile della ricerca sulla drammaturgia del Novecento che continua a frequentare con lo sguardo attento a cogliere i segni del presente. Stasera il regista salernitano sarà alla Sala Verga di Catania per la prima de “La lezione” (ore 20.45) – secondo appuntamento del cartellone “Il potere dei sogni” dello Stabile etneo – che vede in scena due interpreti di primo piano, Nando Paone e Daniela Giovanetti, affiancati da Valeria Almerighi.

«Sono felice di assistere al debutto catanese di questo mio allestimento - dichiara Calenda - Qui ho realizzato esperienze esaltanti e ho tanti ricordi affettuosi. Il Teatro Stabile di Catania è per me il magnifico Turi Ferro del “Sindaco del rione Sanità”, e poi Tuccio Musumeci e Pippo Pattavina con “Opéra Comique”. Attori formidabili che hanno fatto la grande storia di questo palcoscenico dal cuore siciliano che, sono certo, con il direttore artistico Marco Giorgetti rinnoverà la sua vitalità

Capolavoro di Ionesco con la “Cantatrice calva”, “La lezione” è un’opera dalla struttura circolare, dove due individualità si confrontano nell’assurdo di un dialogo che raggiunge l’acme del dominio e della violenta sopraffazione. «Tre sono gli spunti offerti da “La Lezione” - spiega il regista - Nella tortura che il sedicente Professore esercita nei confronti dell’Allieva fino all’estrema conseguenza, si legge l’attualità del femminicidio. Nella malvagità del Professore si evoca il totalitarismo politico, l’impossibilità di opporre una critica al regime che soffoca la libertà e il diritto. Infine, la confusione della comunicazione, la disinformazione, la manipolazione delle notizie e delle idee».

Con “La lezione” Ionesco si misura con il grande tema della impossibilità di una comunicazione autentica, mentre lancia il suo monito sull’insensatezza della vita e sulla crudeltà dei rapporti di dominio del più forte sui deboli. «Ho conosciuto Ionesco negli anni Sessanta, quando ero un giovane sperimentatore romano del Gruppo 101 con Proietti, Gazzolo, Degli Esposti. Quando lui venne a presentare all’università il volume che gli aveva dedicato Einaudi, con tutto il suo teatro, noi andammo a vederlo assetati di drammaturgia contemporanea. Poi gli chiesi della sua opera e mi rispose: “Mon petit chéri, per l’’assurdo’ ho preso ispirazione da un vostro autore: Achille Campanile”. Questa cosa mi fulminò, in Italia Campanile era conosciuto sì e no mentre lui lo indicava come il suo ispiratore!».

La lezione” ha inizio nel dialogo improbabile tra un Professore e la sua Allieva, mentre progressivamente si assiste a un crescendo di toni e di violenza. Dopo aver sfoderato un sorriso di sorpresa di fronte alle risposte ondivaghe della sua giovane interlocutrice, il Professore diventerà sempre più incalzante e sadico, trasformandosi nello spietato carnefice di una sopraffazione dal tragico epilogo.

«La perdita dei riferimenti morali del nostro tempo non è altro che ciò che i maestri dell’Assurdo avevano già evocato nelle loro opere venute dopo ben due conflitti mondiali e numerose prove di cattiveria dell’uomo contro i suoi simili. “La lezione” è un testo contemporaneo che ci parla in un momento tragico della storia, dove anche il teatro ha abbassato i toni della metafora che ci serve a capire la realtà e noi stessi. Sono reduce da uno stage sui Persiani di Eschilo e sul teatro greco che è fulcro della mia vita. Il senso del teatro antico era questo: mettiamoci insieme e parliamo di ciò che siamo stati, di ciò che siamo, di ciò che saremo. Ecco, questo dovrebbe fare sempre il Teatro e questo è il nocciolo della nostra resistenza morale».