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Garlasco, la bomba sulle ferite di Chiara Poggi e le indagini fino a febbraio: nuovi misteri e la rabbia di Sempio

Il "gong" dell'incidente probatorio non chiude le indagini: il Dna sotto le unghie di Chiara, l'«impronta 33», la nuova BPA, perizie medico-legali e tracce digitali puntano su Andrea Sempio

Luigi Ansaloni

20 Dicembre 2025, 13:44

Chiara Poggi

Le ultime sul mistero dell'omicidio di Chiara Poggi

Il “gong” per l’incidente probatorio non segna la conclusione delle nuove indagini sul caso di Garlasco. La traccia di Dna rinvenuta sotto le unghie di Chiara Poggi, “cristallizzata” come prova nonostante le criticità evidenziate dalla perita Denise Albani, resta il perno dell’impianto accusatorio alternativo rispetto a quello che portò alla condanna definitiva dell’ex fidanzato Alberto Stasi.

Quel dato, però, secondo quanto scrive il Corriere della Sera, dovrà ora essere “contestualizzato”, inserendolo in un quadro indiziario più ampio che collochi l’indagato Andrea Sempio, il 13 agosto 2007, all’interno della villetta dei Poggi. L’attenzione mediatica rimane alta e, come già accaduto in passato, a parlare è lo stesso Sempio: a Quarto Grado ha dichiarato che se “i legali di Alberto credono nella sua innocenza fanno bene a cercare ogni mezzo per scagionarlo. Certo, c’è una tifoseria ormai schierata contro di me”. E ancora: “Io e Marco Poggi siamo ancora amici, questo mi dà forza”.

Il padre di Sempio ha invece parlato di “rabbia. Siamo in piedi per quella. E per noi non è Natale”.

L’evoluzione del fascicolo dipende dagli approfondimenti in corso. Per gli inquirenti, il riscontro genetico deve essere collegato, tra l’altro, alla cosiddetta “impronta 33”. È una delle poche carte finora scoperte dalla Procura guidata da Fabio Napoleone e dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano. Secondo la consulenza dell’ufficio di Pavia, firmata da Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, il segno lasciato sul muro vicino al punto in cui fu ritrovato il corpo non solo apparterrebbe a Sempio (attribuzione contestata dai tecnici della difesa del 37enne e dai consulenti della famiglia Poggi), ma costituirebbe la “firma” dell’assassino.

Un’ipotesi che troverebbe ulteriore sostegno se, nella relazione finale attesa dagli inquirenti, venisse dimostrata l’origine “sporca” (di sangue) di quell’impronta, come suggerito anche da una consulenza dei legali di Stasi.

Come in un puzzle, l’analisi dattiloscopica si intreccia con altre “tessere”. A partire dalla nuova Bloodstain Pattern Analysis, affidata al tenente colonnello del Ris di Cagliari, Andrea Berti, e secretata dopo il deposito. Questa ricostruzione “Bpa” avrebbe ridisegnato la sequenza dell’omicidio, rileggendo le macchie ematiche repertate nella casa dei Poggi e modificando in profondità la scena del crimine consegnata nel 2007 dalla relazione dell’allora comandante del Ris di Parma, Luciano Garofano.

A completare il quadro sono attesi i risultati della consulenza medico-legale dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo: un lavoro complesso, basato sullo studio delle immagini e dei dati dell’autopsia, chiamato a chiarire natura delle ferite, armi impiegate e successione dei colpi.

Altri approfondimenti degli investigatori — che due settimane fa hanno ascoltato alcuni ex compagni di classe di Sempio — riguardano le suole delle calzature “a pallini” (con una visita dei carabinieri alla fabbrica produttrice nelle Marche per acquisire ulteriore documentazione), oltre al computer e al cellulare di Chiara. L’analisi dei dispositivi elettronici potrebbe contribuire a definire il movente.

Il “gong” di ieri, dunque, non arresta l’inchiesta, che ha toccato anche lo scontrino di Vigevano e le telefonate di Sempio a casa Poggi, e che con ogni probabilità proseguirà oltre fine febbraio, con l’obiettivo di approdare in primavera a una richiesta di rinvio a giudizio. Anche per evitare strumentalizzazioni in concomitanza con il referendum sulla riforma della Giustizia.

Né la conclusione degli accertamenti della perita Albani fermerà la “guerra” di consulenze. Il collegio difensivo di Sempio si appresta a depositare una relazione che documenta oltre venti punti dell’abitazione e oggetti che Chiara e Andrea avrebbero potuto toccare entrambi, a spiegazione della presenza del Dna. I consulenti della famiglia Poggi, di recente, hanno invece annunciato un’analisi alla ricerca di tracce genetiche “mai fatta prima” sui gioielli della vittima.