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L'appello

Il clero di Gela, Butera, Riesi e Mazzarino si mobilita: «Una sanità pubblica per tutti e non un privilegio per pochi»

Appello alle autorità a intervenire sull’ospedale "Vittorio Emanuele" che è sottodimenzionato

Maria Concetta Goldini

20 Dicembre 2025, 05:44

Il clero di Gela, Butera, Riesi e Mazzarino si mobilita: «Una sanità pubblica per tutti e non un privilegio per pochi»

L'ingresso del pronto soccorso dell'ospedale Vittorio Emanuele di Gela

La salute dei cittadini è da sempre al centro della missione della Chiesa cattolica, che considera la cura dell’uomo nella sua totalità – corpo e spirito parte integrante dell’annuncio evangelico. Non è un caso che Gesù, nei Vangeli, si sia fatto prossimo ai malati e abbia affidato ai suoi discepoli il compito di prendersi cura dei sofferenti.

Oggi, questa eredità si traduce anche nell’impegno delle comunità ecclesiali a difesa della sanità pubblica, soprattutto laddove essa mostra segni di arretramento e fragilità. È il caso dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, che serve un bacino di circa 150 mila abitanti della provincia nissena.

Negli ultimi decenni la struttura ha visto ridursi drasticamente i posti letto: dai 245 censiti nel 2019, ne restano attivi soltanto 130. Una contrazione che ha avuto conseguenze pesanti sulla qualità dell’assistenza, aggravata dalla mancanza di reparti fondamentali come Emodinamica, Neurologia e Psichiatria.

Le liste di attesa si allungano, i pazienti sono costretti a rivolgersi ad altri ospedali, spesso lontani, e il diritto alla cura rischia di trasformarsi in un percorso ad ostacoli. Di fronte a questa situazione, i sacerdoti delle comunità di Gela, Niscemi, Mazzarino, Butera e Riesi hanno raccolto l’appello dell’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, che ha denunciato il disagio crescente nella sanità pubblica locale.

La Chiesa diocesana di Piazza Armerina si fa così portavoce di un grido che viene dal territorio: quello di cittadini, associazioni di volontariato e operatori sanitari che chiedono un’inversione di rotta.

Il vicario foraneo di Gela don Luigi Petralia ha diffuso un documento condiviso dal clero di Gela, Niscemi, Mazzarino Butera e Riesi dove si denunciano le carenze della sanità pubblica e si lancia un appello alle autorità preposte a invertire la rotta.

Il Comune di Gela, insieme al mondo del volontariato, ha già avviato iniziative di sensibilizzazione e sostegno, ma la responsabilità delle scelte rimane nelle mani della Regione Sicilia e del governo regionale, chiamati a gestire il fondo sanitario e a nominare i dirigenti delle strutture ospedaliere. «È qui che si gioca la partita decisiva: senza investimenti mirati e senza una visione di lungo periodo, il rischio è che l’ospedale Vittorio Emanuele perda progressivamente la sua funzione di presidio essenziale per la salute dei cittadini», è l’allarme lanciato dal clero.

La proposta avanzata dalle comunità ecclesiali è chiara: aprire un confronto serio e condiviso con i responsabili politici e istituzionali, per definire un piano di rilancio che riporti l’ospedale a livelli adeguati di efficienza. Ripristinare i reparti mancanti, aumentare i posti letto, garantire la presenza di personale qualificato e ridurre le liste di attesa sono per la Chiesa obiettivi non più rinviabili.

«La sanità pubblica deve tornare ad essere un servizio al cittadino, non un privilegio per pochi», si legge nel documento. In questo senso, l’appello non è soltanto un atto di denuncia, ma un invito alla responsabilità collettiva perché - come scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi «se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme».

«È un monito che vale anche per la società civile: la sofferenza di un ospedale è la sofferenza di un’intera comunità. E la rinascita della sanità a Gela può diventare un segno di speranza per tutta la Sicilia», concludono i sacerdoti.