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la storia

Palazzo Scardino rischia di crollare nell’indifferenza delle istituzioni

Sopravvissuto al terremoto del 1908 e alla seconda guerra mondiale oggi versa nel degrado

Redazione Messina

14 Dicembre 2025, 23:30

Palazzo Scardino rischia di crollare nell’indifferenza delle istituzioni

Sopravvissuto, indenne, al terremoto del 1908. Scampato ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Ma rischia di soccombere sotto l’incuria dell’uomo e per l’indifferenza delle istituzioni.

È la triste storia di Palazzo Scardino, l’immobile di via don Blasco realizzato nel 1876, ridotto ad un rudere. Un esempio di architettura dell’800, caratterizzato da elementi decorativi in pietra, che Messina non ha ancora valorizzato. E forse non lo farà mai.

Costruito sui resti di un fortino innalzato dai rivoluzionari messinesi nel 1848 per controllare il bastione don Blasco e la cortina esterna della Cittadella, Palazzo Scardino fino a qualche anno fa era abitato da alcune famiglie. Diversi crolli hanno minacciato la tenuta dell’immobile. Le richieste inoltrate alla Soprintendenza sono rimaste inascoltate. La mobilitazione dei cittadini, che 15 anni fa hanno sottoscritto una petizione, non ha prodotto alcun risultato.

L’iniziativa, allora, fu promossa dall’architetto Maurizio Rella che oggi, nella qualità di referente locale di Controcorrente, il movimento del deputato regionale Ismaele La Vardera, torna ad accendere i riflettori sulla mancata valorizzazione. «La Soprintendenza deve attivarsi per l’istituzione del vincolo architettonico su questo edificio - afferma - per accedere ai canali di finanziamento e trovare una soluzione per la salvaguardia della struttura».

Un piccolo brandello di memoria da tutelare. Nell’ottica degli interventi di rilancio per l’area di Maregrosso. Rella immagina, dopo la messa in sicurezza e la ristrutturazione, la possibile creazione di uno spazio espositivo, un luogo dedicato ad attività culturali legate al mare. Palazzo Scardino è anche lo specchio del degrado di quel tratto di via don Blasco non interessato dai lavori per la realizzazione della nuova strada. E la sua valorizzazione potrebbe aprire un nuovo capitolo. Le attività economiche presenti denunciano: «La riqualificazione si è fermata all’incrocio con la via Santa Cecilia. Qui degrado, abbandono e un palazzo che rischia di crollare, mettendo a rischio la nostra sicurezza».

Fortunato Marino