×

Ambiente

Inceneritori in Sicilia, Legambiente con la bocciatura della Corte dei Conti: «Costo aggiuntivo per cittadini e i Comuni»

L'associazione ambientalista contraria alla realizzazione così come ribadito da tempo

Redazione La Sicilia

06 Dicembre 2025, 12:56

12:57

Inceneritori in Sicilia, Legambiente all'attacco sulla bocciatura della Corte dei Conti: «Costo aggiuntivo per cittadini e Comuni»

«Gli inceneritori non bastano a garantire una gestione sostenibile, visto che non esiste certezza su tempi, dimensioni o efficacia degli impianti. Il rischio è che diventino soltanto un costo aggiuntivo per cittadini e Comuni, con scarti ancora da smaltire ed emissioni ambientali da gestire senza un piano credibile. A dirlo non è Legambiente, ma la Corte dei Conti, che mette nero su bianco quello che noi sosteniamo da anni».

Lo afferma presidente di Legambiente Sicilia Tommaso Castronovo commenta sul documento dei giudici contabili sulla gestione dei rifiuti in Sicilia.

«Non ci stancheremo mai di ripetere - aggiunge - che gli inceneritori non rappresentano affatto una soluzione, tanto meno innovativa. I primi impianti per bruciare i rifiuti in Italia risalgono agli anni '70, ma furono poi chiusi perché si scoprì che dai loro camini fuoriusciva una sostanza altamente cancerogena, la diossina, insieme a numerosi metalli pesanti. Anche negli anni 2000, restando in Sicilia, l’allora presidente Cuffaro propose un piano dei rifiuti basato esclusivamente su quattro termovalorizzatori, la cui capacità nominale avrebbe consentito di bruciare l’intera quantità di rifiuti prodotta nell’isola, allora oltre 2,5 milioni di tonnellate, mettendo così da parte la raccolta differenziata e la reale trasformazione dei rifiuti in risorsa. Chiarito che non vi è nulla di innovativo negli inceneritori - sottolinea Castromovo - sostenere che essi rappresentino una soluzione per «trasformare i rifiuti in risorsa» è una colossale bugia. In realtà, questi impianti bruciano e distruggono i rifiuti, inclusi quelli che, in teoria, potrebbero essere differenziati e riciclati. Delle circa 600 mila tonnellate che tali impianti dovrebbero trattare ogni anno, almeno 400 mila hanno tutte le potenzialità per essere trasformate in risorsa. Ma non solo inceneritori, la Corte dei Conti stigmatizza anche la mancanza di pianificazione e gli impianti di riciclo fermi al palo».