Il provvedimento
Catania, i fratelli paninari grossisti di droga e il sequestro di beni al «pericoloso» Vitale
Un nuovo capitolo dell'inchiesta della finanza denominata “Slot machine”: sigilli a un immobile, a un bar e a una rivendita di alimenti e bevande
Un immobile, denaro contante, un bar e una attività commerciale specializzata nella somministrazione di alimenti e bevande: scattano i sigilli ai beni del valore di oltre 300mila euro riconducibili a Giuseppe “Pinuccio” Vitale, 56 anni, ritenuto contiguo al clan Cappello Bonaccorsi. Arrestato a febbraio 2023 e condannato un anno dopo nell’ambito dell’operazione “Slot machine” condotta dal Gico della Guardia di Finanza per traffico organizzato e spaccio di sostanze stupefacenti, aggravato dall’aver agevolato il clan, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni.
In quel contesto, le indagini avevano consentito di ricostruire l’operatività sul territorio della provincia di un’associazione criminale diretta da Giuseppe Vitale e dai suoi tre fratelli Franco detto “Ciccio”, 48 anni, Fabio, 51 e Santo, 61 anni che nel biennio monitorato 2018-2020 avrebbero gestito un ingente traffico di sostanze stupefacenti di cocaina, marijuana e hashish, fungendo da “grossisti” per conto di specializzati nell’approvvigionamento delle piazze di spaccio.
Da qui il grande salto criminale dei fratelli Vitale e l’ascesa da paninari a “narcos” che avrebbero reimpiegato i proventi illeciti del traffico di stupefacenti in attività commerciali lecite, con lo scopo di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniali. L’azione del gruppo dei fratelli Vitale sarebbe contraddistinta anche dal contatto con un uomo del clan Cappello-Bonaccorsi. Secondo gli investigatori, infatti, i quattro avrebbero fatto riferimento al loro cognato Santo Aiello, esponente del clan, per favorire la propria attività di narcotraffico.
Alla luce del profilo criminale ricostruito durante le indagini, “Pinuccio” Vitale è stato inquadrato come “pericoloso per la società” perché avrebbe vissuto abitualmente con i proventi di attività delittuose, essenzialmente derivanti dall’operatività criminale dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti da lui diretta. I finanzieri del nucleo Pef etneo hanno eseguito nei suoi confronti specifici accertamenti economico‑finanziari, individuando disponibilità e beni non compatibili con i redditi provenienti da attività lecite e come tali indicativi di una chiara sproporzione tra le ricchezze concretamente accumulate e le fonti di guadagno dichiarate, di modesta entità.
In base agli elementi acquisiti e su proposta della procura, la sezione misure di prevenzione del tribunale ha disposto il sequestro di prevenzione di un immobile a Catania, di denaro contante, del bar “Caffè in piazza” di piazza Chiesa Madre nel quartiere San Giovanni Galermo e di una ditta individuale esercente l’attività di somministrazione di alimenti e bevande per un valore complessivo stimato di oltre 300mila euro.