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Corte d’appello civile

Muore dopo intervento: disposto un risarcimento di 1.200.000 euro a eredi

La Corte ha condannato due strutture private catanesi a risarcire i familiari di un uomo che è deceduto nel 2017 a causa di una complicanza dopo un intervento

Laura Distefano

02 Dicembre 2025, 16:30

19:24

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Chi lo dice che i procedimenti civili sono lenti? In un anno - e nei contenziosi è davvero un periodo breve - si è chiuso un processo d’appello su un caso di risarcimento per una morte per malasanità. La Corte d’Appello civile, infatti, ha condannato due strutture private catanesi a risarcire i familiari di un uomo che è deceduto nel 2017 a causa di una complicanza dopo un intervento per la chiusura di una ileostomia intestinale. Un risarcimento totale che ammonta a oltre 1.000.000 di euro.

Ma facciamo un passo indietro. Il paziente, che chiameremo Franco come nome di fantasia, entra nella prima struttura sanitaria per l’operazione chirurgica. Ma qualcosa va storto. Si verifica infatti un blocco intestinale. La situazione precipita. Franco è trasferito nella terapia intensiva di un’altra struttura sanitaria ma il 13 dicembre 2017 muore. Vedova e figli ritengono ci siano delle responsabilità e si rivolgono a Giustizia srl, società operante nella gestione di crediti risarcitori litigiosi. Attraverso il supporto legale dello Studio Seminara & Associati si apre un procedimento per accertare un’eventuale colpa medica nel caso. Il Tribunale civile dispone una consulenza tecnica che accerta una responsabilità della prima struttura sanitaria: ci sarebbe stato un ritardo nell’esecuzione della Tac. Il Tribunale alla fine decide quindi di liquidare il danno in favore della vedova, dei 2 figli, e dei 4 nipoti, per complessivi 500.000 euro circa. Le cifre sono state dimezzate «in considerazione dello stato di salute pregresso del defunto».

La clinica catanese ritenendo di non avere responsabilità ha proposto appello. Parallelamente gli eredi della vittima hanno chiesto un aumento della somma calcolata a titolo di risarcimento. La Corte d’Appello ha rigettato il ricorso della struttura sanitaria e ha invece accolto quella dei familiari di Franco, rappresentati dagli avvocati Seminara e Gagliano. I giudici di secondo grado hanno pure negato il dimezzamento del danno per via delle concomitanti malattie del paziente. Gli avvocati spiegano: «Per la Corte, infatti, non risulta provato che la salute di Franco avrebbe limitato o deteriorato il rapporto affettivo coi congiunti. In conseguenza, il danno è stato elevato in oltre 1.200.000 euro».