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Garlasco

"Ecco il movente di Sempio per uccidere Chiara Poggi": svolta vicina, la prova del Dna e la battaglia in primavera

Dna sotto le unghie di Chiara riconduce alla linea paterna Sempio: Andrea, unico ad aver varcato la villetta, al centro di una perizia controversa che potrebbe riaprire il caso e mettere in discussione la condanna di Stasi

Luigi Ansaloni

29 Novembre 2025, 11:35

Andrea Sempio

Andrea Sempio

Padre, zii, eventuali cugini maschi: una manciata di persone, nessuna delle quali è mai entrata nella villetta di via Pascoli. Tranne una: Andrea Sempio. L’esito delle analisi sul profilo genetico rinvenuto sotto le unghie di Chiara Poggi, firmate dalla perita Denise Albani, pur senza poter indicare con certezza un «singolo individuo», restringe il campo a un nucleo talmente limitato da rendere quel risultato un elemento quasi univoco.

Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, poiché il «cromosoma Y» isolato riconduce alla linea paterna della famiglia Sempio, il calcolo è rapido: l’unico che si sa aver varcato quella soglia è l’odierno 37enne amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Il Dna non è la «pistola fumante» del caso Garlasco, ma un tassello che – avendo l’incidente probatorio valore di prova in un eventuale giudizio – rischia di pesare come una montagna.

Per anni, e ciò fu messo agli atti nell’inchiesta del 2017, si è sostenuto che quei dati non fossero utilizzabili per comparazioni affidabili. Oggi, però, il quadro è mutato: gli esiti dell’incidente probatorio contraddicono il lavoro del perito del processo d’appello, Francesco De Stefano, il genetista che nel 2014 estrasse (consumandolo interamente) il materiale genetico dalle unghie di Chiara. Fu la parte civile, la famiglia Poggi, a pretendere quell’accertamento nella convinzione che «lì ci fosse il Dna dell’assassino».

Dopo l’esclusione della compatibilità con il profilo di Alberto Stasi (condannato a 16 anni), l’avvocato Gian Luigi Tizzoni e il genetista Marzio Capra hanno sempre ritenuto quei risultati inutilizzabili. Posizione ribadita anche ieri: «Un dato scientifico non attendibile». Per i legali dei Poggi si tratta di valori «non consolidati», cioè non replicati secondo le procedure previste dallo stesso De Stefano.

Sul punto, però, si innesta un giallo nel giallo: per i magistrati di Pavia, guidati da Fabio Napoleone, e per i carabinieri del Nucleo Omicidi di Milano, il perito non avrebbe effettuato due repliche identiche, ossia con lo stesso quantitativo, come scritto nella sua relazione. Variare la quantità comporta esiti differenti. Nel 2017 De Stefano fu sentito dall’allora pm Mario Venditti — che archiviò rapidamente la posizione di Sempio in un fascicolo oggi al vaglio della magistratura bresciana — senza mai riferire di tale anomalia. Venditti, ora indagato per corruzione insieme al padre di Sempio, ieri ha ribadito: «Il colpevole è uno ed è Stasi, è scritto nelle sentenze».

Per contestare una perizia «terza» serviranno argomenti solidi. I software di biostatistica impiegati da Albani sono standard internazionali anche in ambito forense: in aula la genetista ha indicato i programmi utilizzati, uno basato su 349.750 soggetti a livello mondiale e un altro su 39 mila profili europei. La disputa si sposta dunque sul «come» il Dna di Andrea Sempio possa essere finito sulle mani della vittima.

La difesa sostiene che Sempio frequentasse assiduamente la casa e che si tratti di trasferimento indiretto: Chiara avrebbe toccato un oggetto (telecomando, tastiera del computer) maneggiato in precedenza da lui, giacché il Dna può persistere a lungo sulle superfici. Procura e carabinieri, però, oppongono un rilievo: non vi è traccia del profilo dei familiari, che certamente hanno «contaminato» molti oggetti dell’abitazione, né di quello del fidanzato Stasi, con Chiara fino alla tarda serata precedente al delitto.

Per gli inquirenti «lui era sulla scena del crimine», circostanza che sarebbe corroborata da altri elementi investigativi: l’impronta 33 sul muro della scala, le telefonate a casa Poggi, la «bufala» del ticket di Vigevano, la Bpa (analisi delle tracce ematiche) e la consulenza medico-legale di Cristina Cattaneo. Secondo i magistrati di Pavia, il movente sarebbe stato ricostruito nel dettaglio. Da qui il riferimento a «plurimi indizi contro Sempio».

Tutto ciò verrà illustrato in primavera. L’orientamento della Procura è di chiudere le indagini a inizio del nuovo anno e di chiedere il rinvio a giudizio. Successivamente, gli stessi pm pavesi potrebbero trasmettere gli atti alla Procura generale di Milano per valutare la revisione della condanna di Stasi. Il «biondino dagli occhi di ghiaccio» passerebbe così da colpevole a vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia italiana.