La storia
Viabilità Rotolo-Europa, per il centro commerciale "fantasma" al lungomare il Comune di Catania deve pagare un milione
Costi lievitati «abnormemente», come dice il Cga, da dieci a cento milioni, e una sostanziale rivoluzione urbanistica. Una faccenda iniziata vent'anni fa che finisce soltanto adesso
Certe spese non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano. Anche dopo vent’anni. Anche quando i progetti a cui quelle spese sono legate non si realizzano. Così al Comune di Catania tocca pagare un milione per la “Viabilità di scorrimento da via del Rotolo a piazza Europa”, il project financing mai fatto dentro al quale sono stati infilati un centro commerciale e un parcheggio interrato, facendo lievitare i costi da dieci a cento milioni. Altri tempi.
Eppure Catania i protagonisti della storia li ricorda bene. È il 2002 quando Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, nomina l’allora sindaco di Catania Umberto Scapagnini, suo medico personale, “commissario delegato per l’emergenza del traffico urbano”, attribuendogli poteri speciali. Quel commissariamento consegna alla città un elenco piuttosto cospicuo di progetti incompiuti (vedi alla voce: piano parcheggi). Il direttore dell’Ufficio speciale è l’ingegnere Tuccio D’Urso, il cui nome è tornato alla ribalta di recente per l’incarico di «soggetto attuatore» del commissario per l’emergenza Covid-19. Ruolo che gli costa, al momento, 140mila euro di sequestro dalla guardia di finanza di Palermo in un’indagine per peculato legata ai compensi percepiti in quel periodo.
Tuccio D’Urso, col caschetto antinfortunistico d’ordinanza in testa, diventa il protagonista mediatico di un momento che voleva essere di cantieri e progetti. Il 13 maggio 2005, il commissario straordinario approva il progetto della viabilità Rotolo-Europa, adotta una variante al Piano regolatore generale all’epoca in vigore (che è lo stesso di oggi, per inciso) e incarica l’Ufficio speciale di D’Urso di trovare i finanziamenti per realizzare l’opera, inserita nel Piano triennale 2005-2007. La spesa iniziale prevista è di 6.367.465 euro, per «un’infrastruttura viaria, intersecata da passaggi pedonali, per favorire il collegamento fra la via del Rotolo e la Piazza Europa». Quando il sindaco approva la delibera, la cifra è lievitata a 10.532.033,97 euro. Alla fine dell’anno, sempre un ventennio fa, l’Ufficio speciale chiede l’aiuto dei privati tramite il meccanismo del progetto di finanza. Il privato ci mette i soldi, in cambio ha la gestione delle aree pubbliche. Arrivano tre offerte ma il meccanismo si inceppa, rimane fermo per un anno. All’inizio del 2007 il progetto proposto dall’associazione delle imprese Immobiliare Alcalà, Gate consortile arl e Keynesia srl viene dichiarato di pubblico interesse. Poco dopo viene approvato il bando per i cantieri.
«Senonché - si legge in una sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa sul caso - il progetto oggetto della proposta risultava difforme rispetto al progetto originariamente approvato». E cioè: «Oltre alla costruzione della strada che avrebbe dovuto collegare la via del Rotolo con la piazza Europa, si prevedeva anche la costruzione di un grande centro commerciale e di un parcheggio interrato al servizio della struttura commerciale, nonché il mutamento della destinazione funzionale di via De Gasperi, che sarebbe stata trasformata in strada di accesso al centro commerciale e la radicale trasformazione della via Ruggero di Lauria, con interventi che avrebbero interessato anche l’antico e caratteristico borgo di San Giovanni Li Cuti». Ma più di tutto sono i costi che fanno impressione: passati «abnormemente» da dieci milioni a 101.858.509 euro.
Inizia a quel punto un braccio di ferro tra il Comune (cioè: il Commissario speciale) e il dipartimento della Protezione civile di Guido Bertolaso. Per farla breve: la Protezione civile sostiene che i poteri del commissario speciale, a quel punto, non potessero fare partire una procedura nuova, essendo in scadenza e limitati. Nonostante questo, il municipio va avanti e, nel 2007, aggiudica la gara Immobiliare Alcalà & company, che vede tra gli imprenditori Alessandro Indovina.
Tra il 2009 e il 2011, a emergenza traffico finita e amministrazione cambiata, il procedimento si blocca di nuovo. Il progetto viene cambiato di concerto tra gli uffici del Comune e l’azienda, ma i tecnici municipali continuano a segnalare «incongruenze urbanistiche» e non concedono l’approvazione. I promotori fanno ricorso mentre la procura di Catania, su impulso della Protezione civile, indaga (il procedimento penale avrà una vita fatta di archiviazioni, proscioglimenti e prescrizioni). Bisogna arrivare a gennaio 2015 perché l’intera procedura venga definitivamente annullata in autotutela dal Comune. Ma la partita non è chiusa. Immobiliare Alcalà si rivolge ai giudici per portare avanti l’idea: il Tar dà loro torto, ma il Cga parzialmente ragione. Dicono i giudici: essendosi trattato di una revoca (e non di un annullamento), poiché è cambiato l’intendimento politico dell’amministrazione, la società ha diritto a un indennizzo pari al 10% delle opere non eseguite. Da calcolarsi, però, non sui cento milioni dell’ultima stima, ma sui dieci milioni iniziali.
La sentenza del Cga è di marzo 2017. L’anno dopo il Comune di Catania dichiara il dissesto (2018) e quel debito entra nella mole delle cose di cui si occupa l’Organismo straordinario di liquidazione. Gli anni passano, i privati vogliono i soldi. Nel 2021 la direzione Lavori pubblici certifica che all’Immobiliare Alcalà bisogna pagare 1.121.969,43 euro. Il 22 ottobre di quest’anno il Comune e i privati arrivano a un accordo: la società si accolla di ricevere un milione, abbuonandone 120mila all’amministrazione. «L’impresa ha manifestato la disponibilità a rinunciare alle ulteriori pretese risarcitorie nel caso di pagamento, entro 30 giorni dalla sottoscrizione dell’accordo transattivo del 22 ottobre», si legge nell’impegno di spesa firmato il 3 novembre e pubblicato all’albo pretorio il 17. Palazzo degli Elefanti ha tre giorni per pagare un milione per un’opera mai realizzata.