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I giochi di potere per accaparrarsi i vertici nelle Asp siciliane ma anche il Ponte sullo Stretto nell'inchiesta su Cuffaro

Gli interessi attorno alla futura realizzazione dell'opera figurerebbero nell'inchiesta della procura di Palermo ma risultano coperti da tanti omissis

Redazione La Sicilia

05 Novembre 2025, 23:29

I giochi di potere per accaparrarsi i vertici nelle Asp siciliane ma anche il Ponte sullo Stretto nell'inchiesta su Cuffaro

Spunta anche il Ponte sullo Stretto nell’inchiesta sull’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro. Si tratta di un capitolo degli accertamenti pieno di omissis dedicato agli interessi suscitati dall’opera. Ma al centro dell’indagine c'è la sanità. I vertici delle aziende sanitarie oggetto di spartizione meticolosa. «Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa»: diceva Cuffaro, non sapendo di essere intercettato dalla Procura di Palermo. Parole che, secondo i pm che ieri hanno chiesto l’arresto dell’ex governatore e di altre 17 persone, dimostrano «l'influenza e l'ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale». I magistrati, nella richiesta di misura cautelare, sottolineano che le ragioni di tanto interesse «sono di immediata intuizione e vanno ravvisate nell’enorme quantità di risorse economiche, e non solo, che circolano in questo settore, sulla cui regolamentazione, gestione e normazione, peraltro, la competenza è regionale».

Il progetto dell’ex governatore era secondo le indagini di accaparrarsi un terzo delle posizioni di vertice delle Asp siciliane, nello specifico quelle di Palermo, Enna e Siracusa. Mettere al posto giusto gli uomini «giusti» avrebbe consentito, secondo chi indaga, all’ex governatore di condizionare appalti, truccare concorsi, il tutto per consolidare il suo potere. Nell’indagine sono coinvolte altre 17 persone tra cui l’ex ministro Saverio Romano, ora deputato di Noi Moderati. «Tranne il rapporto con Caltagirone non mi interessa di valorizzare… ma se si fa un quadro complessivo perché il Civico a Palermo se lo devono prendere Forza Italia o Fratelli d’Italia?» diceva Romano, non sapendo che Cuffaro fosse intercettato, e alludendo a Alessandro Maria Caltagirone, poi nominato direttore generale dell’azienda ospedaliera di Siracusa. Il parlamentare e Alessandro Maria Caltagirone sono indagati per turbativa libertà degli incanti in merito a un appalto bandito dall’ente sanitario che sarebbe stato illecitamente aggiudicato alla ditta Dussmann.

Ma oggi Romano, in una conferenza stampa nella capitale, ha voluto raccontare la sua verità: «ho letto su di me tante imprecisioni, cose non corrette, perché la procura di Palermo è incorsa non in un errore, ma in un orrore giudiziario. Nel merito - ha assicurato Romano - non c'è nulla riferito a me che possa essere reato, nessuna intercettazione o promessa. Alcune persone parlano di me. Io non c'entro nulla con questa indagine. È una vicenda inquietante». Questa vicenda, ha lamentato Romano nella conferenza stampa convocata negli uffici del gruppo parlamentare di Noi Moderati, «mi ha provocato un danno mediatico irrisarcibile, che non si potrà mai recuperare; c'è stata una condanna definitiva per me, i miei familiari, i miei amici e la mia comunità politica, perchè io svolgo attività politica ed è questo che è messo in discussione dall’indagine».

E gli appetiti della politica sulla sanità vengono fuori, secondo l’accusa, anche nel capitolo dell’inchiesta dedicata alla nomina di Roberto Colletti ai vertici dell’azienda ospedaliera Villa Sofia. «Io lavoro per te», gli diceva Cuffaro. E nell’inchiesta spuntano anche due talpe: un colonnello dell’Arma che avrebbe dato informazioni riservate su indagini all’ex governatore, Stefano Palminteri, e una dirigente regionale che gli avrebbe passato sotto banco in anteprima i bandi. Entrambi sono indagati. «Ha visto qualcosa perché?», chiedeva Cuffaro al suo avvocato Claudio Gallina, che gli aveva procurato un incontro col militare. L’ufficiale e l’ex presidente si sarebbero poi visti. In cambio delle informazioni, lo dice lo stesso Cuffaro non sapendo di essere intercettato, il militare aveva cercato di avere un incarico per la moglie.

Altri particolari che emergono dall'inchiesta riguardano la volontà dell'ex presidente della Regione siciliana di inserire ai vertici della Nuova Dc persone "al di sopra di ogni sospetto" anche se dubitava che ciò "potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini".

Lo scrivono i magistrati nella richiesta di arresto per il politico, accusato di corruzione, associazione a delinquere. Il retroscena emerge da una intercettazione.

"Ma se no sai; io sai che faccio ora? Faccio presidente del partito la moglie di omissis; una che si chiama omissis; moglie del omissis". Il riferimento è a Laura Abbadessa, moglie del magistrato Massimo Russo. I nomi sono omissati nelle carte.

Cuffaro diceva al suo interlocutore "che stava collocando in posti chiave della Nuova DC persone al di sopra di ogni sospetto pur dubitando che ciò potesse metterlo al riparo dal rischio di indagini", dicono i pm. "Cioè io sto mettendo le cose che devo mettere; ma bastano?".

di Lara Sirignano