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ARCHEOLOGIA

I resti di un elefante nano ritrovati a Fontane Bianche: fino a cinquecentomila anni fa scorrazzava in Sicilia

A segnalare l’affioramento è stato Fabio Branca, geologo dell’Università di Catania

Alfredo Zermo

03 Ottobre 2025, 10:31

03 Ottobre 2025, 11:15

I resti di un elefante nano ritrovati a Fontane Bianche: fino a cinquecentomila anni fa scorrazzava in Sicilia

Nel Siracusano, a Fontane Bianche, sono affiorati i resti di un esemplare di Palaeoloxodon mnaidriensis, l’elefante nano che popolò la Sicilia nel Pleistocene tra 200 mila e 150 mila anni fa.

La segnalazione dell’affioramento di diversi resti di macrofauna vertebrata appartenenti alla specie estinta (Adams, 1874) è stata effettuata da Fabio Branca, geologo dell’Università di Catania.

Il territorio ibleo non è nuovo a rinvenimenti analoghi: a pochi chilometri si trova la Grotta di Spinagallo, da cui provengono vari reperti di Palaeoloxodon, tra cui spicca il Palaeoloxodon falconeri, oggi conservato presso il Museo di Paleontologia del DSBGA dell’Università etnea e al Museo archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.

«Questo ritrovamento si colloca, pertanto, in un contesto dove ricadono riserve naturali, zone speciali di conservazione e geositi – spiegano gli esperti –. Si tratta di uno scrigno di geodiversità che merita di essere studiato e tutelato al fine di consegnarlo alle generazioni future garantendo una fruizione ecosostenibile».

L’elefante nano fino a cinquecentomila anni fa scorrazzava in Sicilia e anche sull’isola di Malta. È considerato il più piccolo elefante mai esistito, alto appena un metro, una specie endemica proprio per la sua statura insolita. Questo iconico proboscidato è divenuto anche simbolo della città di Catania, noto con il nome di “liotru”.

L’origine dell’elefante scolpito nella pietra lavica di Catania è avvolta nel mistero, ma alcune teorie ne fanno risalire le radici alla preistoria. In particolare, si ipotizza che la scultura possa essere legata a un antico culto totemico, sorto in epoca paleolitica, ispirato alla presenza in Sicilia dell’elefante nano, un pachiderma che come abbiamo visto è realmente vissuto sull’isola. I resti fossili di questa specie  ritrovati nella fauna isolana dell’epoca, suggeriscono che gli uomini preistorici, colpiti dalla sua forza e dai suoi barriti, abbiano potuto attribuirgli un valore sacro, trasformandolo in simbolo religioso. In quest’ottica, l’elefante di pietra potrebbe rappresentare una divinità primigenia legata al territorio e ai suoi antichi abitanti.