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Emigrazione all’estero degli agrigentini: l’emorragia continua ed è inarrestabile

Sono 162.239 gli iscritti all'Aire, 1.279 in più rispetto allo scorso anno

Marilisa Della Monica

27 Novembre 2025, 14:00

emigrazione

Fuga di cervelli o di braccia? È questo il quesito che emerge leggendo i dati del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato nei giorni scorsi a Roma e passato totalmente in sordina. Dai dati che registrano gli iscritti all’Anagrafe degli Italiani all'Estero (Aire) fino al primo gennaio 2025 la Sicilia si conferma, ancora una volta, la regione con iscritti più numerosa (844.507), seguita dalla Lombardia (689.990) e dal Veneto (613.938). Nell’ultimo anno, 2024, hanno lasciato la Sicilia 11.993 persone (5.274 donne e 6.719 uomini).

Una morte lenta di molti comuni italiani, siciliani e provinciali, che si impoveriscono sempre più, invecchiando e scivolando in un lento e inesorabile declino.

Dati che dovrebbero far riflettere e la cui lettura dovrebbe spingere la classe politica nazionale a fare qualcosa affinché questa emorragia finisca ma, a distanza di un anno, ciclicamente la storia si ripete, con le persone che continuano, in un lento stillicidio, ad andare via dalla nostra terra.

E così, anche nel 2024, i dati del rapporto cristallizzano la situazione all’1 gennaio 2025, abbiamo perso risorse, energie e impoverendo sempre più il nostro territorio.

Agrigento resta la prima provincia della Sicilia per iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero con i suoi 162.239 iscritti, 1.279 in più rispetto allo scorso anno. Per farvi un’idea è come se scomparisse il comune di Joppolo Giancaxio. Un intero paese che, in soli 365 giorni, non esiste più.

I dati, che mettono in luce lo “svuotamento” della nostra terra, sono più tangibili leggendo quelli relativi alla graduatoria dei primi 25 comuni per incidenza (rapporto iscritti Aire e popolazione residente). Qui, anche quest’anno, al secondo posto (primo comune agrigentino), troviamo Sant’Angelo Muxaro: gli iscritti all’Aire sono 2.576 a fronte dei 1.153 residenti, un’incidenza del 223,4%. Seguono poi Cattolica Eraclea 4.971 iscritti all’Aire a fronte di una popolazione residente di 3.260 abitanti (152,5% di incidenza); Santa Elisabetta 3.280 iscritti Aire con una popolazione residente di 2.203 (148,9% di incidenza); Cianciana 4.206 iscritti all’Aire e con una popolazione residente di 2.987 (140,8% di incidenza). Si prosegue con Comitini con 1.177 iscritti all’Aire a fronte di una popolazione residente di 871 abitanti (135,1% di incidenza); San Biagio Platani con 3.653 iscritti all’Aire e una popolazione residente di 2.763 abitanti (132,3% di incidenza), Grotte con 5.288 iscritti all’Aire e 5.060 residenti (104,5% di incidenza); Joppolo Giancaxio 1.099 iscritti all’Aire 1.062 popolazione residente (103,5% di incidenza); Aragona con 8.521 iscritti all’Aire e una popolazione residente di 8.695 (98% di incidenza).

Non vanno meglio i dati relativi all’incidenza degli iscritti all’Aire nei primi 50 comuni tra i 100mila ed i 10mila abitanti, dove la nostra provincia, anche in questa edizione del Rapporto, la fa da padrone. Ravanusa, anche quest’anno è al terzo posto, dopo Riesi (Cl) e Barrafranca (En), con 6.451 iscritti all’Aire a fronte degli 10.214 residenti (incidenza del 63,2%) segue, al quarto posto, Palma di Montechiaro con 12.376 iscritti all’Aire e 21.236 residenti (incidenza del 58,3%) mentre al sesto posto troviamo Licata con 17.510 iscritti all’Aire a fronte dei 34.087 residenti in città (incidenza del 51,4%). Al decimo posto troviamo la città del pistacchio, Raffadali con una popolazione residente di 11.780 abitanti ha 4.682 iscritti all’Aire (incidenza del 39,7%). Seguono; Ribera 17.730 residenti nella città delle arance e 6.075 iscritti all’Aire; Favara 10.615 iscritti all’Aire a fronte di 31.309 residenti; Menfi 11.753 residenti e 3.287 iscritti all’Aire e per ultimo Porto Empedocle con 15.479 residenti e 3.973 iscritti all’Aire. Ovviamente a questi numeri ufficiali sono da aggiungere quelli dei non iscritti ancora all’Aire, che si trovano all’estero per un periodo di studio o per “saggiare” il terreno nell’attesa di trasferirsi.

Quello che emerge dai dati del Rapporto è che l’emigrazione italiana contemporanea – benché spesso definita con eufemismi come “mobilità internazionale”, “fuga di cervelli”, “nuove generazioni globali” – è in larga parte una risposta strutturale a mancanze sistemiche del Paese. I dati raccolti anno dopo anno dal RIM non lasciano spazio a interpretazioni semplicistiche: non partono solo gli spiriti avventurosi, ma anche – e soprattutto – coloro che non trovano in Italia spazio per vivere con dignità.

Il 73,7% di chi si è spostato all’estero, da gennaio a dicembre 2024 per solo espatrio, è andato in Europa (quasi 91mila italiani su oltre 123mila). All’interno dello spazio europeo la circolarità è caratteristica preponderante tra tutti i Paesi, ma da questa circolarità l’Italia viene di fatto esclusa.

I percorsi migratori sono spesso unidirezionali: si parte dall’Italia, ci si muove all’interno di reti internazionali, ma il ritorno rimane un’ipotesi residuale. Questo è il cuore del problema e il motivo del depauperamento: si tratta di risorse che si allontanano non compensate da ritorni che arricchiscono quegli stessi luoghi, i quali restano sempre più disabitati di persone e risorse.