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Il caso

A Caltanissetta cresce ancora l’indice di vecchiaia e diventa irrefrenabile la fuga dei giovani

Anche la provincia si spopola molto più rapidamente che altrove e Uil commenta: "E' il risultato di una miscela tossica fatta di opportunità negate, infrastrutture carenti e lavoro dignitoso che non c’è. Noi però non ci rassegniamo"

Enrico De Cristoforo

05 Novembre 2025, 05:00

A Caltanissetta cresce ancora l’indice di vecchiaia e diventa irrefrenabile la fuga dei giovani

Salvatore Guttilla, segretario organizzativo Uil con delega su Caltanissetta, e Luisella Lionti, segretaria generale Uil Sicilia

E’ sotto gli occhi di tutti, politici compresi, il disagio sociale di Caltanissetta legato a una situazione di estrema fragilità: l’assenza di un ambiente e di un progetto di vita, di un luogo dove prendersi cura di sé, dove costruire un futuro dignitoso per i figli. Sono tutti indicatori allarmanti e su cui aleggia l’assuefazione, eppure ciò che è più evidente è lo spopolamento, quella constatazione di non vedere più in giro tante persone che conosciamo perché migrate altrove.
Lo confermano soprattutto i dati Istat 2025 sul tasso di natalità e sul saldo migratorio del Nisseno, commentati dalla segretaria generale della Uil Sicilia Luisella Lionti e dal segretario organizzativo con delega su Caltanissetta Salvatore Guttilla: «La provincia di Caltanissetta si spopola, molto più rapidamente che altrove. Ma non ci rassegniamo al declino. Se gli indicatori Istat degli ultimi vent’anni evidenziano come qui sia in corso una fuga dal territorio che è drammaticamente in aumento, tutto ciò è il risultato di una miscela tossica fatta di opportunità negate, infrastrutture carenti e lavoro dignitoso che non c’è».

Una situazione in crescita che dovrebbe mobilitare coloro che per scelta, per attività politica, con mandato elettorale ricevuto costituiscono la classe di governo locale, provinciale, regionale, nazionale. Proprio a loro Lionti e Guttilla lanciano un appello-sfida: «Rivendichiamo, in primo luogo da Stato e Regione, investimenti e piani di sviluppo che creino le condizioni per restituire attrattività a questa provincia in cui cresce solo l’indice di vecchiaia. Tra il 2005 e il 2025 il rapporto per numero di anziani ogni 100 giovani è passato da 100,2 a 193,5. Non è solo questione di denatalità, ma anche e soprattutto di partenze obbligate che rappresentano, purtroppo, l’unica certezza presente per tantissimi ragazze e ragazzi. Un esodo che, ovviamente, incide su minori nascite e invecchiamento della popolazione, innescando un effetto a catena ormai sotto gli occhi di tutti».
E sul tasso di natalità e al saldo migratorio interno, aggiungono: «Mentre a Caltanissetta il primo indicatore si è mosso al ribasso (dall’11,5 del 2004 al 6,7 per mille abitanti del 2024) in linea con Italia (da 9,7 a 6,3), Sud (da 10,3 a 6,7) e Sicilia (da 10,4 a 7), il saldo migratorio interno è invece passato dal meno 3,7 del 2004 al meno 5,3 per mille abitanti del 2024, con una velocità di avvitamento decisamente più sostenuta rispetto a Sud (da meno 3,1 a meno 2,9) e Sicilia (da meno 2,1 a meno 2,8). Ecco la prova di quanto stia pesando la mancanza di prospettive sul destino dei nisseni».
Luisella Lionti e Salvatore Guttilla puntano l’attenzione anche sull’indice di vecchiaia «che è quasi raddoppiato negli ultimi vent’anni» e denunciano «il disagio sociale di un territorio che dovrebbe adeguarsi alla nuova composizione della popolazione, ma non lo fa. Caltanissetta, così, diventa sempre più una provincia-simbolo di questa Italia che non è un Paese per giovani, né tanto meno per anziani, fatti salvi i vuoti annunci e le misure-spot».
A tal proposito eloquente per i sindacalisti è il caso del Bonus badanti «ribattezzato Bonus fantasma proprio da Uil e UilPensionati, poiché ormai da un anno aspettiamo inutilmente il decreto ministeriale e la circolare Inps che consentirebbero l’esonero totale dei contributi previdenziali e assicurativi, fino a un massimo di 3 mila euro annui per 24 mesi, a favore di chi assume a tempo indeterminato lavoratrici e lavoratori impegnati nell’assistenza agli over 80 non autosufficienti».
A tal proposito, sulla base dei recenti dati Inps i lavoratori già in pensione nella provincia sono quasi sessantamila (un quarto della popolazione); vi sono inoltre quasi quattordicimila titolari di pensione per invalidità civile, e seimila titolari di pensione sociale.  Il tasso di occupazione in provincia di Caltanissetta è 41,7%, rispetto al 46,8% della Sicilia e al 62,2% dell’indice Italia. Gli abitanti inattivi in provincia di Caltanissetta sono il 51,5% (136 mila), con il dato sensibilmente superiore all’indice Sicilia (46,0%) e molto più alto del 33,4% che è l’indice Italia. L’Inps eroga nel Nisseno due miliardi di euro l’anno per le pensioni e altre, con un’incidenza fondamentale di sostegno all’economia locale, peraltro in uno scenario di grande precarietà per numero di lavoratori occupati, numero di imprese, difficoltà e salute delle aziende.  
E c’è un’altra emorragia che si allarga costantemente: nella città di Caltanissetta vivono in povertà assoluta 9.444 persone su 57.929 abitanti, mentre in provincia i poveri sono quasi 40mila su 247mila abitanti (con il 23% di ultrasessantacinquenni). Purtroppo le cifre raddoppiano se si includono anche le persone che vivono in condizioni di «povertà relativa», ovvero che hanno un tenore di vita e di consumi inferiore alla media statistica nazionale.