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Mondello, allarme infiltrazioni: Regione Siciliana impone certificazione antimafia prima delle concessioni demaniali

Per nuovi assetti societari documentazione entro 7 giorni. L'Ad della Mondello Immobiliare chiede di essere sentito in Prefettura

Redazione La Sicilia

30 Settembre 2025, 19:04

30 Settembre 2025, 19:23

Mondello, allarme infiltrazioni: Regione Siciliana impone certificazione antimafia prima delle concessioni demaniali

In relazione alle ipotesi di infiltrazioni mafiose nella gestione della società Italo Belga di Mondello, la Regione Siciliana stringe il pugno: «Prima di rilasciare qualsiasi concessione demaniale marittima, richiede la certificazione antimafia alle Prefetture territorialmente competenti attraverso la piattaforma Bdna (Banca dati nazionale antimafia). L’amministrazione, che non ha competenza in merito, si attiene alle valutazioni delle Prefetture. L’assessorato al Territorio e Ambiente, lo scorso 23 settembre, ha attivato una verifica sulla eventuale presenza nelle società concessionarie, con finalità turistico-ricreative, di soggetti che non hanno i requisiti antimafia».

La nota prosegue precisando le misure operative adottate: «È stato chiesto a tutti i concessionari del demanio marittimo, per i quali è intervenuta una modificazione nell’assetto societario o gestionale dell’impresa, di trasmettere entro 7 giorni la documentazione comprovante l’avvenuta comunicazione al prefetto dei nominativi di eventuali soggetti destinatari di verifiche antimafia».

Le direttive della Regione giungono nel giorno in cui il presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, dopo aver ascoltato il deputato dell’Ars Ismaele La Vardera sulle presunte infiltrazioni mafiose nella gestione di uno stabilimento balneare, ha deciso di convocare il dirigente generale del dipartimento Ambiente della Regione siciliana, Calogero Beringheli, perché riferisca sulle procedure di assegnazione delle concessioni balneari.

Il presidente e amministratore delegato della Mondello Immobiliare Italo-Belga, Antonio Gristina, ha inviato una lettera al prefetto di Palermo chiedendo di essere «convocato per essere ascoltato» al fine di «fornire più approfonditi chiarimenti» sulla società, finita al centro di polemiche per presunte «opacità». Nella stessa comunicazione, Gristina propone di «concordare iniziative alternative» nei confronti dei quattro lavoratori che, secondo notizie di stampa, sarebbero legati a un condannato per mafia, «sconosciuto alla società», anche alla luce del «loro stato di incensuratezza e dell’assenza di richiami disciplinari a loro carico».

Gristina definisce «paradossale» l’accusa di «opacità» connessa alla sede legale all’estero, ricordando come ciò appartenga «alla storia della società: costituita il 10 agosto 1909 a Bruxelles con la denominazione ‘Les tramways de Palerme’». La società, aggiunge, ha «acquistato, con atto del 28 dicembre 1910, dal demanio dello Stato 280 ettari di terra» e ne detiene ancora «una parte residuale», contribuendo «oggi come in passato, insieme alla parte preminente dei servizi balneari, mai subaffittati, alla definizione diretta dei fatturati aziendali».

Sul fronte delle autorizzazioni pubbliche, il numero uno della Mondello Immobiliare Italo-Belga ricorda che, per ottenere «l’estensione della validità della concessione demaniale» nell’agosto 2020, la società ha allegato la certificazione antimafia, «riscontrata dall’amministrazione». Lo stesso è avvenuto nel 2022 per la Siat, controllata per circa il 96% dalla Mondello Immobiliare Italo-Belga S.p.A., e per la Mida srl.

Riguardo alle presunte infiltrazioni mafiose tra il personale, Gristina evidenzia che «la società assume principalmente personale stagionale locale, spesso ciclicamente impegnato in funzione dell’esperienza acquisita». Il fatto che «quattro degli oltre 100 dipendenti, che non hanno mai avuto un ruolo di gestione, siano risultati, secondo fonti giornalistiche, legati a un condannato per mafia, sconosciuto dalla società, non può essere automaticamente indice di cointeressenze o di condizionamento».

Infine, sulla posizione di «Bartolo Genova, non più dipendente dal 2010 quando è stato licenziato per giustificato motivo dopo il suo arresto», Gristina precisa che l’ex lavoratore «non ha mai gestito alcuna società aziendale, tanto meno il ristorante ‘Charleston’, come riportato dagli organi di stampa, che è stato sempre affidato a soggetti terzi che ne hanno curato direttamente la gestione».