I NUMERI
La scia di sangue che si allunga, oltre 70 donne uccise dagli uomini nel 2025. «Ma inasprire le pene non basta»
Il dato proviene dall'osservatorio nazionale di Non una di meno, aggiornato all'8 ottobre. Dopo quella data, altre due vittime. L'ultima è Pamela Genini, la 29enne uccisa ieri a Milano

L'osservatorio nazionale di Non una di meno aggiorna il suo report continuamente. Ma quasi non fa in tempo a mettere il dato nuovo che subito è superato. L'8 ottobre registrava 70 fra femminicidi, lesbicidi e transicidi avvenuti in Italia nel 2025. Oggi, 15 ottobre, sono almeno 71. L'ultima vittima della violenza maschile è Pamela Genini, 29 anni, uccisa ieri sera a Milano, nella zona di Gorla, dal compagno Gianluca Soncin, 52 anni, con cui stava da circa un anno e che voleva lasciare. Le forze dell'ordine hanno sentito l'assassinio praticamente in diretta: chiamati dall'ex fidanzato di Genini, cui lei era riuscita a chiedere aiuto, stavano entrando in casa quando è avvenuto il delitto. Soncin ha poi tentato il suicidio ferendosi alla gola, ma senza successo. Per la modella 29enne, invece, le 24 coltellate si sono rivelate fatali.
Gli ultimi numeri ufficiali disponibili sono stati diffusi dal Viminale a luglio di quest'anno e si fermano a giugno. In quella data, si registravano 52 vittime di genere femminile di omicidi volontari. Il trimestre successivo, quello che riguarda i mesi di luglio, agosto e settembre 2025, non è ancora disponibile. Prima di Genini, il 9 ottobre è toccato a Clelia Mancino, sarta, 66 anni, ammazzata dall'ex marito Antonio Mancini, 70 anni, che le ha sparato in strada fuori da una farmacia, a Lettomanoppello (in provincia di Pescara). Lui ha tentato di scappare, per lei non c'è stato nulla da fare. Sui social lui lo aveva anche scritto: «È pronta la valigia per andare in carcere».
L'ultima vittima siciliana in ordine di tempo, invece, si è registrata a Gela. Veronica Abaza, originaria della Romania, aveva 64 anni quando, il 17 settembre, è stata uccisa. Accusato dell'assassinio è il compagno 40enne Lucian Stan, suo connazionale, già noto alle forze dell'ordine per un'indole violenta, che l'avrebbe massacrata di botte. Il 12 luglio, appena due mesi prima, un'altra cittadina straniera residente in Italia, la 75enne Raisa Kiseleva (originaria della Macedonia del Nord) era stata trovata morta, però a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. Il cadavere era stato ritrovato nel torrente Longano, e in un primo momento si era pensato a un suicidio. Finché non è stato accusato del delitto il vicino di casa, il dj 60enne Michelangelo Corica.
Il 6 giugno, a Castelvetrano, in provincia di Trapani, è stata ammazzata Maria Rita Bonanno, insegnante di sostegno di 50 anni. Il coniuge, Francesco Campagna, 55 anni, l'ha colpita fino a ucciderla probabilmente con una chiave inglese. L'attrezzo è stato trovato accanto al corpo senza vita della donna. Campagna è poi salito sul terrazzo della palazzina e si è lanciato di sotto, togliendosi la vita.
Il femminicidio-suicidio del Trapanese era arrivato dopo tre mesi di pausa nella triste conta delle vittime siciliane. Il 31 marzo l'assassinio della studentessa 22enne Sara Campanella, a Messina, aveva scosso l'Italia intera. Stefano Argentino, il 27enne che l'ha accoltellata a morte, non accettava il suo rifiuto, la seguiva e la stalkerizzava da tempo. Il killer, detenuto nel carcere di Gazzi, si è suicidato in cella ad agosto. Aveva già manifestato segni di cedimento e l'intenzione di togliersi la vita. Come l'aveva tolta alla giovane Campanella.
Il prossimo 23 ottobre l'università di Messina le conferirà la laurea alla memoria in "Tecniche di laboratorio biomedico". La rettrice Giovanna Spadari la definisce come «una studentessa brillante, piena di vita e di progetti». Stroncati come quelli di tutte le altre vittime della violenza degli uomini.
«L'inasprimento delle pene in sé purtroppo non è una garanzia per ridurre il fenomeno dei femminidici. Perché non è che, se dai due anni in più, chi decide di uccidere una donna allora non lo fa. Se noi pensiamo che inasprendo le pene riusciremo a ridurre il fenomeno, è un’illusione», ha detto oggi il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Cesare Parodi.
«In realtà la risposta giudiziaria a questo fenomeno è solo una parte importante, ma serve anche un cambiamento culturale e soprattutto economico - ha aggiunto -: se le donne avessero sistematicamente la possibilità di costruirsi una vita alternativa quando arrivano in certe situazioni, il fenomeno dei femminicidi potrebbe essere molto ridotto. Purtroppo questo non accade, però è la strada da seguire».