Turismo
Una tonnara a cinque stelle con vista sull’isola di Capo Passero: dai ruderi al grande resort
Procede l’iter amministrativo per la ristrutturazione e trasformazione dello storico stabilimento di Bruno di Belmonte

Dai ruderi dello stabilimento di proprietà della nobile famiglia Bruno di Belmonte in cui venivano lavorati e cotti i tonni pescati nel mare antistante l’Isola di Capo Passero, verranno fuori circa settanta camere standard, junior suite e suite, ristorante, bar e centro benessere, palestra e piscina panoramica con vista sulle antiche fornaci. I fortunati ospiti che potranno permettersi i costi avranno di fronte una delle vedute più belle di Sicilia: il golfo di Capo Passero, tra lo Scalo Mandrie e il Collo, quel tratto di mare solcato da Pier Paolo Pasolini nel 1959 ed esaltato da Mario Soldati, nove anni dopo, durante un reportage giornalistico in Sicilia orientale.
Il periodo per consultare l’intera documentazione riguardante il progetto - un mese - è scattato lo scorso 11 settembre, come evidenziato nell’avviso pubblico di avanzamento dell’iter, pubblicato dal Comune di Portopalo, che ha ufficializzato il Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) emesso dall’assessorato regionale Territorio e Ambiente. La ristrutturazione sarà quindi propedeutica alla riconversione degli immobili e delle aree di pertinenza della tonnara portopalese in struttura turistico-ricettiva. L’accordo di compravendita (si parla di oltre 10 milioni) comprende i caseggiati antichi che venivano utilizzati come abitazioni dai tonnaroti, i magazzini e gli stabilimenti per la lavorazione del pesce e anche i circa 40 ettari dell’Isola di Capo Passero, con ulteriori fabbricati che un tempo erano associati alla tonnara fissa, compresi i magazzini che custodivano gli scieri e i barconi della ciurma agli ordini del rais.
Il nostro compianto Tony Zermo, amante di questi luoghi, nel giugno 2011 scrisse: «Qui nacque la tonnara più antica del mondo della quale l'ultimo proprietario fu don Pietro Bruno di Belmonte, nobile di casata e di animo, che si disperò perché d'un tratto, non si sa bene perché, i tonni non passarono più, abbandonando un percorso che avevano seguito dalla notte dei tempi». In effetti gran parte della storia di Portopalo del Novecento girava attorno ai tonni, con una cinquantina di tonnaroti che a maggio facevano la mattanza nella “camera della morte”, catturando esemplari da trecento chili. Dopo i primi cento tonni issati a bordo, da terra si udiva un grido: «’U cappottu, ’u cappottu». I tonni venivano inscatolati dalle donne del posto e le barche andavano in rimessaggio dopo la stagione di pesca. Una storia andata quasi dispersa.
Il presente è il completamento dell’iter di vendita e autorizzativo da parte degli organi competenti. Ricorsi permettendo: nel 2020 un esposto fu presentato da Legambiente. Dal Comune portopalese sperano di risolvere non pochi problemi di cassa con gli introiti degli oneri di urbanizzazione.
Dal 2007 la Tonnara è sottoposta a vincolo come bene di notevole interesse storico e architettonico. Al completamento dell’intero progetto si stimano in 170 i posti di lavoro disponibili. Un turismo extralusso in un contesto naturalistico e ambientale che non teme confronti. Ciò che un tempo è stato accessibile a tutti diventerà un posto per pochi benestanti, con la speranza che il territorio ne tragga benefici diretti e indiretti: il destino segnato di uno degli ultimi avamposti quasi incontaminati di Sicilia.