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Elettriche

L'Ue lavora ad un'auto elettrica da 15 - 20mila euro, i dubbi dell'Italia: «Settore al collasso»

City car elettriche europee a 15-20 mila euro: Bruxelles spinge sull'accessibilità, le capitali chiedono neutralità tecnologica e flessibilità per il 2035.

Redazione La Sicilia

29 Settembre 2025, 23:32

30 Settembre 2025, 01:30

L'Ue lavora ad un'auto elettrica da 15 - 20mila euro, i dubbi dell'Italia: «Settore al collasso»

Pulita, ultracompatta e, soprattutto, accessibile: tra 15 e 20 mila euro, ben al di sotto delle elettriche standard che spesso superano i 40 mila. Bruxelles procede nel suo progetto di un futuro «tutto elettrico» per l’automotive e si prepara, entro l’anno, a porre le basi per una nuova generazione di piccole vetture a batteria europee a basso costo, come annunciato da Ursula von der Leyen nel discorso sullo Stato dell’Unione.

«Sosterremo i costruttori automobilistici per immettere sul mercato modelli» di city car pulite «che potrebbero costare tra i 15 e 20 mila euro», ha anticipato Stéphane Séjourné intervenendo al Consiglio Ue Competitività, tracciando un bilancio dell’ultimo confronto con il settore dell’automotive. La misura, secondo il vicepresidente della Commissione Ue, stimolerà la domanda di veicoli elettrici e «rafforzerà la produzione europea», rilanciando un segmento oggi assente nei listini del Vecchio Continente ma ispirato alle compatte kei car giapponesi.

Su questa iniziativa Roma rivendica un ruolo centrale, pur chiedendo di non confinare il nuovo segmento al solo full electric. «È una misura necessaria che abbiamo sollecitato», ha sottolineato il ministro Adolfo Urso, avvertendo però che è indispensabile «che sia alimentata anche da altri carburanti, non soltanto dall’elettrico, per essere accessibile a tutti».

Mantenere la rotta verso l’elettrificazione «ma con più pragmatismo» è la promessa che, dopo mesi di pressioni su Palazzo Berlaymont, le capitali e i colossi dell’auto hanno strappato a Bruxelles. «Il settore dell’auto sta collassando in Europa», ha denunciato con forza Urso, incalzando la Commissione ad affrontare la transizione «con realismo, senza paraocchi ideologici». Per l’Italia, il futuro dell’industria automobilistica europea «passa da neutralità tecnologica e flessibilità»; un richiamo condiviso da Berlino, Parigi, Vienna, Praga e Madrid, che sollecitano l’Ue ad «agire subito» per sottrarre il comparto alla morsa della crisi.

Quella sulle e-car europee è solo la prima di una serie di iniziative per l’automotive che l’Unione presenterà nei prossimi tre mesi: tra queste l’elettrificazione delle flotte aziendali, un’alleanza industriale sulla guida autonoma e una proposta per la produzione di batterie, a sostegno dell’intera filiera.

Il banco di prova decisivo arriverà però con la revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 che dal 2035 prevede lo stop ai motori termici a benzina e diesel, dossier che l’esecutivo comunitario promette di gestire con «pragmatismo» e in tempi rapidi, con i primi annunci sulle «opzioni» da mettere in campo attesi già a fine anno. L’obiettivo delle nuove immatricolazioni a zero emissioni entro il 2035 resta, almeno formalmente, intoccabile. Tuttavia, Bruxelles sta valutando diverse forme di flessibilità per venire incontro alle richieste dell’industria, tra cui l’ipotesi di mantenere sul mercato, per alcuni anni dopo la tagliola del 2035, i veicoli ibridi plug-in e i range extender.