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Petrolchimico Siracusa in bilico, i sindacati: "ora basta attese"
I metalmeccanici chiedono coraggio politico, investimenti concreti e piani chiari entro il 2030 per salvare centinaia di posti di lavoro

L'allarme dei metalmeccanici: "Petrolchimico di Priolo a rischio, se non ci saranno svolte torneremo a mobilitarci in maniera forte e chiara".
Alla Cassa Edile di Siracusa il messaggio è arrivato in maniera diretta. L'attivo unitario dei metalmeccanici convocato da FIM, FIOM e UILM regionali e provinciali ha fatto il punto sul futuro del Petrolchimico e sulle gravi criticità occupazionali del territorio. Presenti i segretari regionali Piero Nicastro (Fim), Francesco Foti (Fiom) e Vincenzo Comella (Uilm), insieme ai segretari provinciali Angelo Sardella, Antonio Recano e Giorgio Miozzi, oltre a numerosi delegati.
I sindacati non hanno usato mezzi termini: il polo industriale siracusano ha tutte le carte in regola per diventare un modello nazionale di riconversione sostenibile, ma serve coraggio politico e decisioni immediate. «Non possiamo più aspettare», hanno gridato all’unisono. In una nota congiunta, Fim, Fiom e Uilm denunciano il vuoto totale di una strategia politica chiara e condivisa per la riconversione dell’area industriale Priolo-Augusta-Melilli, con il rischio concreto di mettere a repentaglio centinaia di posti di lavoro e il futuro stesso del territorio.
«Il silenzio delle istituzioni è assordante e sta mettendo a rischio centinaia di famiglie», hanno aggiunto, annunciando una serie di assemblee in tutti i luoghi di lavoro per mobilitare i metalmeccanici e difendere con forza il loro futuro.
La scadenza del 2030 si avvicina e ancora non c’è chiarezza sul percorso di riconversione dell’impianto chimico. «In questi processi si fanno spesso “morti e feriti” – avvertono – perciò è fondamentale governare la transizione con formazione e ricollocazione dei lavoratori».
A peggiorare la situazione, il progressivo degrado degli impianti: strutture spente, manutenzione assente e calo della sicurezza rischiano di cancellare 70 anni di storia industriale e di far perdere migliaia di posti di lavoro. «Il governo non ha ancora fornito indicazioni chiare su obiettivi, settori strategici e finanziamenti», denunciano i sindacati.
Fim, Fiom e Uilm chiedono investimenti concreti per una transizione energetica che sia davvero sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale. «I lavoratori vogliono essere protagonisti del cambiamento, non spettatori passivi di scelte calate dall’alto o, peggio, dell’inerzia delle istituzioni».
L’attivo unitario è servito a mettere in chiaro che non si può più aspettare: «La transizione energetica non può restare una promessa vuota. Servono azioni immediate, risorse concrete e una visione industriale moderna. Il polo siracusano ha tutte le potenzialità per diventare un modello nazionale di riconversione sostenibile. Ma serve coraggio politico, i lavoratori non possono più aspettare».