È arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per gli «spioni di Siracusa», così almeno sono stati battezzati dai cronisti. Diversi i fascicoli che sarebbero stati «bucati» nell’arco di diversi anni dagli imputati che ora rischiano il processo.
Nel fascicolo della procura di Catania, che procede poiché i reati informatici sono di competenza distrettuale, sono finite diverse chat dove sarebbero state scambiate le informazioni «prelevate» in modo illecito. L’indagine sul dossieraggio, chiusa lo scorso autunno, è stata divisa in due filoni paralleli. Il primo troncone vede coinvolti Salvatore Malfa, ex responsabile della Gr Sistemi che si occupa di «intercettazioni» (la società è naturalmente estranea all’inchiesta), Dario Bordi, militare della Guardia di finanza all’epoca dei fatti in servizio a Siracusa, e Rosario Salemi, poliziotto. Il quadro delle imputazioni è ridimensionato rispetto al decreto di chiusura indagini. Alcuni reati sono già prescritti ma «sono riportate – scrivono i pm – per finalità esplicative». Il 19 dicembre prossimo i tre imputati dovranno presentarsi davanti al gup di Catania che dovrà valutare la richiesta di rinvio a giudizio sollecitata dai pm Salvatore Grillo (sostituto a Siracusa) e Carmine Luca Volino (sostituto a Catania). «Riteniamo che i fatti così come contestati non siano storicamente avvenuti nelle modalità descritte e non possano integrare alcuna fattispecie di reato», commenta l’avvocato Salvatore Liotta che difende Salemi.
Sempre il 19 dicembre è fissata l’udienza preliminare, con lo stesso gip di Catania, per gli imputati del secondo filone. Un nome è in comune nei due capitoli investigativi: quello di Malfa, che però ha sempre respinto le accuse ed è assolutamente convinto che il dibattimento dimostrerà l’infondatezza delle contestazioni. In questo troncone c’è Massimo Romanelli, il CEO della Gr Sistemi, colosso che fornisce i servizi di intercettazioni a molte Procure italiane.