femminicidi
Da Milano a Catania, la scia di sangue che unisce Pamela e Giordana, uccisa con 48 coltellate
Vera Squatrito: «Dopo 10 anni dalla sua morte, ho trovato la forza per raccontare mia figlia in un libro. Una memoria che non smetterà mai di fiorire»

Pamela Genini, 29 anni, è stata uccisa con più di 30 coltellate lo scorso 14 ottobre a Milano. Giordana Di Stefano, 20 anni, con 48 coltellate, nel 2015 a Nicolosi, in provincia di Catania. Una giovanissima madre uccisa dall'ex fidanzato Antonio Luca Priolo. La morte violenta di Pamela, avvenuta in modo così drammatico, ha sottolineato l’impotenza delle istituzioni, della società, nel valutare i pericoli, nel difendere le donne da chi già da tempo manifesta temperamento aggressivo, desiderio di controllo e possesso più che amore. L'ultimo incontro chiarificatore è spesso quello fatale. Non si tratta di una coppia che litiga ma di violenza, di femminicidio. Pamela era stata dai carabinieri, aveva fatto il nome di Gianluca Soncin, era stata in ospedale, ma non era scattato nessun codice rosso. Giordana aveva denunciato per stalking l’ex fidanzato, il padre di sua figlia.
Dopo 10 anni Vera Squatrito ha trovato la forza di raccontare sua figlia in un libro, in uscita per Algra editore il 30 ottobre, “Io sono Giordana. Il mio nome, la vostra memoria”, scritto con Elena Portale, psicologa e volontaria dell’Associazione “Io sono Giordana”. Un volume scritto in prima persona, in cui la madre dà voce alla figlia, e ne ripercorre la vita grazie ai suoi scritti, agli atti processuali e alle testimonianze delle persone che le hanno voluto bene.
«Con questo libro voglio che Giordana continui a vivere, attraverso chi sceglierà di non voltarsi più dall’altra parte. Perché nessuna donna debba più morire per mano di chi dice di amarla», spiega Vera Squatrito. «Ho aspettato dieci anni prima di scrivere questo libro perché avevo paura. Non sapevo da dove cominciare, né se sarei riuscita a raccontare la storia di mia figlia Giordana, uccisa con 48 coltellate. Era difficile immaginare di trovare le parole giuste per raccontare il suo cammino, i suoi sogni, le sue speranze, senza che il dolore della sua atroce morte innaturale mi travolgesse completamente. L’idea è nata rileggendo la sua vita, passo dopo passo. Ho capito che non dovevo partire dalla fine, ma dall’inizio. Ripercorrere i suoi vent’anni mi ha aiutata a trasformare una ferita profonda in qualcosa che continua a vivere: un ramo di fiori che cresce».
Un ramo che Giordana aveva tatuato e che ora è l’immagine di copertina del libro. «Quel ramo lo abbiamo tatuato insieme, 5 mesi prima della sua morte, nel giorno del suo compleanno. Lo aveva scelto lei: un ramo di fiori con una farfalla che prende il volo. Oggi è il simbolo della sua libertà, e di una memoria che non smetterà mai di fiorire».
Il libro affronta con profondità le dinamiche della violenza di genere e si propone come strumento educativo per scuole, università e comunità. L’intero ricavato sarà devoluto all’Associazione Odv “Io sono Giordana”, per trasformare la sua memoria in speranza attiva e consapevole.